La neve

Ieri è stata una splendida giornata. Quasi. Diciamo che lo è stata per il 95%.

Parto da casa verso le 11 per andare a trovare Piergiuliano a Lecco, visto che per pochi giorni starà in Italia (vive in Canada). Gli 80 chilometri di strada sono incredibilmente sgombri (anche la A4!) e arrivo dopo mezzogiorno. Segue una piacevolissima visita con tanto di pranzo, Sonia è molto gentile e comprensiva con chi sta facendo consumare, assieme ad Antonio, tutto il tempo libero del marito. I figli Andrea e Massimo mi riportano indietro di una decina di anni, quando giocavo e facevo gli stessi scherzi con Alessandro e Federico.

Dopo le 4 di pomeriggio, visto che la neve cade copiosa, decido di ripartire e, non appena imbocco la prima strada provinciale capisco che mi aspetta un lungo viaggio…

L’umore è ottimo, la neve mi piace molto, l’auto ha il serbatoio pieno e gli pneumatici giusti, non ho fretta e nessun impegno in vista (la partita di basket della sera è rimandata proprio per il cattivo tempo). Dopo circa 90 minuti ho già percorso 5 chilometri, letto una cinquantina di mail e fatto due o tre telefonate di lavoro.

Verso le 18 e 30, con altri 5 chilometri alle spalle, mi fermo ad un distributore di benzina (esaurito) con tanto di bar annesso. Panino al tonno, diet coke, caffè e riparto.

Verso le 21 arrivo alla periferia di Milano. Le autostrade sono completamente intasate per cui decido di impostare sul navigatore “il percorso più breve” e mi diverto ad attraversare vicoli e stradine piene di neve.

Verso le 22 decido, dopo che il mio amico Bucci mi avvisa delle autostrade sgombre, di lasciare i vicoli e rimposto “il percorso più veloce”.

Sono dalle parti di Novate e vedo che sto per imboccare la Milano – Meda da questa rampa. Ne percorro un po’ ma mi viene il dubbio che Meda non sia la direzione che voglio prendere e, mentre sono al telefono sempre con Bucci, visto che non c’è anima viva in giro, faccio retromarcia per una ventina di metri.

Scopro così che dove sembra esserci della neve c’è il fossato che bene si vede nella foto… e le due ruote di destra vi scivolano dentro. Nel tentativo di uscire la macchina entra di più nel fossato e si inclina a 45° gradi. Dico qualche gentile parola al telefono, riattacco e scendo a controllare la situazione. E non è bella: nevica come non mai, fa un freddo becco, io ho un giubbottino leggero, scarpe leggere, senza guanti ne cappello (e nemmeno capelli), non si vede nessuno in giro e la luce più vicina è un distributore della benzina a qualche centinaio di metri.

Mi incammino, arrivo al distributore e leggo i nomi delle due vie dell’incrocio vicino in modo da poter dire al soccorso dell’assicurazione, che sto per chiamare, dove mi trovo. Chiamo il numero verde. 5 minuti di attesa. Parlo con un operatore gentilissimo e, mentre sto dando le ultime indicazioni il cellulare fa uno strano brusio e si spegne (l’indicatore della batteria dava il 50% di carica). In questo preciso momento mi starei guadagnando almeno un milione di anni di purgatorio, se mai dovesse esistere.

Torno all’auto, risalgo e, data la pendenza, la portiera mi si chiude sul dito. L’unghia diventa nera e io scopro che farsi male alle mani quando fa molto freddo fa guadagnare molti altri milioni di anni di purgatorio.

Metto in carica il cellulare, aspetto, richiamo il soccorso e dopo un’attesa di 12 minuti riattacco chiamando il numero estero dello stesso soccorso. Azzecco la mossa e mi risponde quasi subito un’operatrice che, controllando, mi avvisa che il suo collega aveva fatto in tempo ad avvisare un carroattrezzi che mi raggiungerà in circa 3 ore (“La situazione la vede anche lei”, “Sì, la situazione la vedo anche io”). Non posso prendermela con altri che con me stesso, torno in auto e la accendo per riscaldarmi un po’.

Passano pochi minuti e improvvisamente vedo delle luci lampeggianti di fianco a me. Scendo speranzoso e chiedo al tizio che mi fissa dal finestrino di un malandato (ma meraviglioso!) carroattrezzi: “Siete qui per me?”. “No, hai già chiamato il soccorso?”. “Sì, ma non importa, mi potete tirare fuori? Attenzione però, ho solo 20 € in tasca”.

I tre sul carroattrezzi si fissano, poi mi guardano e dicono “Ci sarà pure un bancomat qui vicino”.

Io: “Ok, ma quanto mi costa?”.

Loro: “50 €”.

Cerco meglio nel portafoglio e trovo una banconota da 50 € piegata. La prendo tremante e urlo “CE LI HO!!! Tiratemi fuori!!!”.

I tre scendono, uno mangia una mela, l’altro si pulisce i denti con un stuzzicadenti e il terzo toglie la neve da sotto l’auto per agganciarla. Mi ricordano Brad Pitt e soci in Snatch.

Tirano fuori l’auto dal fosso, io li pago, li ringrazio, torno in auto, avviso il soccorso di annullare la mia richiesta (altri 9 minuti di attesa, ma lo capisco visto il macello che vedo in giro).

Dopo un’altra ora di viaggio, arrivo a casa a mezzanotte e mezza.

Sono un uomo felice.

E se dio esistesse ma con uno spiccato sense of humour?

Dal mitico Enrico Riko Franchi:

Poi magari si scoprirà che Dio esiste ed è molto meno egocentrico di quello che pensa il nostro calcolatore. Non gli frega una mazza se hai creduto in lui e ti giudica sulla base della tua bontà.
E magari ci troviamo un “paradiso” popolato da atei che dicono “oh cazzo!” e un inferno di religiosi che cavillano sulla normetta e il comma che hanno violato in vita.
Chissà…

Mi è troppo piaciuta! 🙂

ADSM

Dopo l’ennesima triste constatazione della pochezza italiana, Davide, un mio amico di destra (sigh, nessuno è perfetto) mi ha scritto:

“Dovremmo fare un partito noi due e chiamarlo ADSM: l’Alternativo di Destra e la Sinistra che Manca”

Una legge che farei subito è vietare la lettura in televisione e la pubblicazione degli oroscopi sui giornali non del “settore” (mi fa ridere l’idea di un settore del genere). Voglio vedere se mi dicono che mancano i fondi.

Non c’entra molto con quello che succede al giorno d’oggi, ma sarebbe un segnale a questa massa di ignoranti, trogloditi, retrogradi, bolsi, ecc.

Si accettano proposte.

Il Fatto Quotidiano

Oggi era in edicola Il Fatto Quotidiano, un nuovo quotidiano che prende il nome da una trasmissione del grande Enzo Biagi.

È andato esaurito quasi all’istante (lo trovate per fortuna online in PDF). Questo fa il paio con il 13% di share che ha ottenuto l’odioso esserino in prima serata l’altro giorno, ospite di quell’altro nome di animale, e mi fa pensare che la gente senta un forte bisogno di novità nel mondo dell’informazione.

Ricordo un mio amico, di destra, che anni fa leggeva il giornale (minuscolo per forza). Siccome lavorava in una tesoreria di una banca, smise di comprarlo perché continuava a fare le scelte sbagliate giocando al ribasso (andando corto in termine tecnico), visto che a quei tempi c’era al governo Prodi e tutto secondo quella carta straccia andava male. Mi domando oggi cosa farebbe il mio amico se continuasse a leggere quella immonda schifezza (spero di essere querelato così divento famoso anche io).

Comunque allego una immagine della cosa che mi più mi piace di questo giornale.

Speriamo resistano.

U.S.A.

Sono appena tornato da una vacanza nell’ovest degli Stati Uniti. Non soffro di jet lag visto che già normalmente i miei orari sono totalmente sballati per cui ne approfitto per ricopiare quello che ho appena scritto a qualche amico che mi chiedeva come è andata.

In 11 giorni + 2 di aereo e 3.800 miglia (più di 6.100 km) percorsi su un fantastico Ford Explorer abbiamo visto:

  • Phoenix (solo di passaggio)
  • Blythe; sulla strada, di notte, sono sceso per fare pipì in una Rest Area e mentre camminavo sullo sterrato tra i cespuglietti, passando di fianco a un cartello, pensavo ridendo “adesso pesto un serpente”. Tornando sulla macchina ho letto il cartello che avevo ignorato. Visto che diceva “Danger! Venomous snakes and insects”, sono tornato con molta più attenzione all’auto. Dopo questa sosta ci siamo fermati in un fetusissimo motel di quelli che si vedono nei film americani (55$ per quattro) a Blythe
  • Los Angeles; non mi piace, visti di sfuggita il classico Hollywood sign sulla collina, il teatro cinese (quello con le impronte delle mani e dei piedi) e la walk of fame. La stella di Michael Jackson era ancora piena di fiori per il suo compleanno (mancato) il 29 di agosto
  • Santa Barbara; pranzo e visita alla spiaggia sull’oceano
  • la mitica Big Sur; fermati per vedere gli elefanti marini e il Lucia Post Office
  • Monterey; giro della bellissima 17 mile drive
  • Cupertino; pranzo alla Apple grazie ad Antonio (non siamo riusciti a vedere in mensa Steve Jobs, ma va bene lo stesso)
  • San Francisco; passaggio sul leggendario Golden Gate, discesa dai tornanti di Lombard Street, giro delle 49 miles scenic route, visita ai fantastici leoni marini del Pier 39 e pessima cena alla Cheese Factory, per fortuna con una ben migliore compagnia (Antonio, Jenny e Valentino)
  • pernottamento a Tracy; raggiunta passando sul ponte di San Mateo visto che l’Oakland bridge lo stavano tagliando come il burro proprio quella notte
  • giornata allo Yosemite Park; giro della valle e visita al Glacier Point
  • in tardo pomeriggio tappa a Mariposa Grove dove abbiamo visto delle enormi sequoie (la più grande è chiamata il Grizzly Gigante e i suoi 8 metri di diametro alla base e 63 metri di altezza sono una visione davvero mozzafiato)
  • pernottamento a Bakersfield prima di raggiungere il Grand Canyon, che non ha bisogno di presentazioni e a cui abbiamo dedicato il giorno seguente
  • dopo aver dormito a Kayenta abbiamo visitato la Monument Valley, rappresentata infinite volte in film, cartoni animati, video e quant’altro
  • visita al bel parco di Mesa Verde con imperdibile foto ai Four Corners e pernottamento a Moab
  • Arches Park con camminata avventurosissima tra il Landscape Arch e il Double Arch (dal crollo, avvenuto nel 2008, del Wall Arch il vecchio percorso è interrotto e adesso si passa su costoni con tanto di burroni ai due lati!)
  • trasferimento al Bryce Resort da dove la mattina seguente siamo partiti per la giornata a Bryce Park, altro parco che non necessita di presentazioni (e forse per questo ci ha un po’ deluso)
  • nel pomeriggio trasferimento a Kanab, chiamata anche Little Hollywood per l’incredibile numero di film western girati dalle sue parti
  • mattina seguente allo Zion park e escursione a piedi lungo il Virgin river, con l’acqua che in alcuni punti arrivava alla vita, ma che ci ha permesso di vedere alcuni dei meravigliosi Narrows
  • partenza per Las Vegas con notte passata al New York New York, incredibile albergo con tanto di Roller Coster che entra nella costruzione; casinò sino alle 3 prima di crollare nelle stanze fantastiche da 65 mq che ci hanno dato al posto di quelle che avevamo prenotato e che non avevano libere
  • mattinata seguente alla Stratosphere Tower, con Federico che ha fatto tutte e tre le attrazioni (X-Scream è allucinante ma anche Insanity non scherza!) mentre Alessandro si è accontentato del Big Shot
  • visita all’Hoover Dam e quindi allo Skywalk , passeggiata su cristallo a 1.100 metri d’altezza (solo Alessandro e Federico ci hanno camminato)
  • ritorno a Phoenix con passaggio sulla mitica Route 66 e visita al Meteor Crater

Fine.

Non male come gita on-the-road… 🙂

Fravia

Purtroppo non ho mai conosciuto Fravia, ne di persona ne digitalmente, conoscevo però molto bene il suo sito. Fravia è morto a maggio di quest’anno a 52 anni.
Dalla pagina dove racconta dell’ultima parte della sua vita, voglio citare i passi finali, scritti da lui in italiano (conosceva 6 lingue e adorava Venezia).
Vorrei avere il suo coraggio quando sarà il mio turno.

Ehi, amici!

Non fatemi mica gli stracattolici piagnotti, per cortesia.

Non bisogna mai dar troppa corda al destino, senno’ quello si monta
la testa e crede davvero di poter fare quel che più gli aggrada, il
birichino. Il che non è mai detto. Né detta è mai l’ultima parola.
Si vedrà… Chi vivrà vedrà, hahà 🙂

Se/quando la morte poi arriva, la si guarda in faccia alteri, per
farle capire che non si ha paura, come si fa da che mondo è mondo
con le pantere (e con le zanzare).
Darsi un contegno, suvvia: “Maristella, non dar troppa corda a quel
signore!”

E via, via, son cose che succedono a tutti prima o poi (con rare
eccezioni, storicamente alquanto dubbie): tout passe, tout casse,
tout lasse. E poi chissà: l’ultima frontiera? Magari è
interessante, certamente sarà assai poco banale.

Ricordate dov’eravamo prima di venire al mondo? Li’, proprio li’
torneremo, voilà. Tutto quel grigio: un posto calmo, quite cosy.
Questo, l’adesso, è solo uno starnuto tra due eternità,
probabilmente dovuto ad eccessive dosi di pepe 🙂

Immagino inoltre che dandosi un universo infinito e un tempo infinito
(se infiniti poi davvero sono) si possa comunque verificare -grazie
alla matematica delle probabilità- una qualche forma di metempsicosi
su scala plurigalattica: un lungo sonno senza sogni, e poi -zac!-
la medesima -o pressoché- composizione di neuroni ecco che si ripropone,
deus ex machina, e si va ad affrontare magari un altro round di reversing
in un’altra, differente, concomitanza d’eventi.
Grazie a dio senza ricordi (altrimenti sai che noia alla lunga), ma
sempre come alle giostre: “altro giro, altra corsa”, sperando il prossimo
giro avvenga su di un pianeta con meno imbecilli.

Nel frattempo, carpe diem! Godiamocela: beviamo e leggiamo e giochiamo e
studiamo e fotografiamo e scriviamo e cantiamo e passiamo lunghe serate
a guardar le stelle, se possibile circondati di amici ed amori.
Sempre beninteso “ridendo in faccia a monna morte ed al destino”,
come dicevano quei minchioni dei futuristi sfiorando “le onde nere
sulle torrette fiere nella fitta oscurità” andandosene “pel vasto mar”
(noi anche per certi versi, ma, costretti purtroppo a svendere la nostra
amata vertue, oramai solo giocando -grazie a wine- a silent hunter III
con i brin nella variante “mediterranean” 🙂

Ma ogniqualvolta possibile è meglio abbandonare i pallidi schermi ed
uscire: assapporiamo i crepuscoli a spasso per i centri storici con le
nostre compagne, facciamoci accarezzare dal vento e dal sole sulle spiagge,
cerchiamo conchiglie con i nostri figli. Ce ne sono di bellissime.

fravia+, (march 2009)

Il castello di Kafka

In queste ultime settimane ho dovuto richiedere quattro passaporti per me e per la famiglia oltre che rifare la mia patente con annessa richiesta di rilascio di patente internazionale.
Ho fatto un calcolo approssimativo e, tra municipio, ufficio postale, questura, motorizzazione civile ho dovuto scrivere a mano il mio nome e il mio indirizzo circa quaranta (40) volte. Solo ventiquattro per gli otto bollettini postali che ho dovuto compilare e pagare (quattro per i passaporti e quattro per la patente).
Tralascio il numero di moduli pieni delle stesse informazioni, delle ore passate in coda, del tempo per recuperare le informazioni necessarie (per fortuna ho trovato sempre persone disponibili, anche se ho il sospetto che quando questo non accade spesso è colpa nostra).

Morale: viviamo in un paese medioevale. Saremo anche stati i primi a considerare valida la firma digitale, solo che poi invece di portare fino in fondo le nostre buone idee, ci impantaniamo nelle solite pastoie burocratiche.

Mi piacerebbe vivere in un paese dove tu giri con la carta di identità (magari che riconosce la tua impronta digitale) e con quella fai tutto: prelevi i soldi, fai un abbonamento ferroviario, carichi come servizio il bancomat per quella banca o la carta sconti per quel supermercato. E via dicendo.

Tutti questi servizi sarebbero replicati su un fantomatico server della pubblica amministrazione, così quando devi richiedere il passaporto fai tutto online, tanto la verifica tra carta di identità e persona la fanno già all’aeroporto i poliziotti.

Se smarrisci la carta di identità blocchi tutto in un colpo solo e in un colpo solo ne richiedi una nuova. Adesso se perdi o ti fregano il portafoglio paghi così tanto tempo e soldi in telefonate per bloccare tutto che quasi quasi ti conviene non fare nulla, sperando nel buon cuore del ladro.

Ok, ci sono tante altre cose che in Italia dovrebbero cambiare e migliorare, ma questo è il solito benaltrismo che oggi mi fa un baffo.

Clemente

Ieri sera ero a cena da mia sorella Rita con mio fratello Mauro. Sul finire, non so come ci siamo arrivati, lui mi fa: “Sai che Mastella ha dato alla radio il suo numero di cellulare?”.

Al che io, incredulo, gli rispondo: “See.. figurati, dai dammelo che gli mando un SMS”.

Questo il testo del mio… ehm… simpatico messaggio: “Caro Clemente, mi conti tra quelli che vorrebbero che lei non fosse mai nato. Cordiali saluti. Marco Beri.”.

Non mi sono mai piaciute le critiche anonime per cui, pur essendoci andato giù pesante, mi sono firmato. Anche se, lo ammetto, non credevo certo che il numero fosse valido.

Ad ogni modo finisce la cena e, mentre stiamo uscendo, squilla il mio cellulare. Guardo il numero che non riconosco e, colto da un dubbio, lo mostro a mio fratello che, ridendo come un pazzo, esclama “È lui, è lui!!!”.

Io penso a cosa fare e guardo inebetito il cellulare, che, dopo qualche squillo, smette di suonare. Non posso credere che Mastella mi abbia richiamato. Mentre me lo ripeto, mi arriva un SMS che mi avvisa di un messaggio in segreteria. Eccolo.

Clemente, lo ammetto pubblicamente, continuerò a non votarti, però, invece che pensare che sarebbe stato meglio non nascessi, da ora penserò solo che sarebbe stato meglio che non fossi entrato in politica e magari avessi fatto lo showman alla Fiorello. Un cordiale (questa volta non ironico e sinceramente divertito) saluto.

Che dire, bisogna saper perdere 🙂

Addendum: stamattina, dopo un mio SMS che lo avvisava di questo post, ha richiamato e stavolta ho risposto. Tengo per me i 5 minuti di cordiale chiaccherata. Confermo l’impressione di una persona assai in gamba nel gestire i rapporti personali. Ma non lo voto lo stesso 😉

Il prigioniero

Avevo 10 anni e in tv, su Rai2, davano la serie del Prigioniero. Ricordo che era una serie bellissima e, incredibile pensarlo oggi, lunga solo 17 episodi. Altre cose mi tornano alla mente a quei tempi, stiamo parlando della prima metà degli anni ’70, in cui esistevano solo Rai1 e Rai2, di primo pomeriggio non c’era nessun programma tranne le prove tecniche di trasmissione, quando iniziava un programma sull’altro canale, ti veniva segnalato con un triangolino in basso così potevi girare senza perderti nulla. Fantastico vero? La vera televisione di servizio.

Il protagonista era Patrick McGoohan, scomparso questo gennaio. I pochi che si ricordano quella serie forse non sanno che ne era anche il suo ideatore e di diverse puntate perfino il regista. Tanti invece se lo ricorderanno come il direttore di Alcatraz, con l’evaso Clint Eastwood, oppure come King Edward in Braveheart.

Ma torno a palla, quando da piccolo non mi perdevo nessuna puntata di questa fantastica serie. Proprio all’ultima puntata, però, uno sciopero annullò la messa in onda. A quei tempi funzionava così e la puntata non fu più rimandata in onda. Ricordo ancora la frustrazione che mi ha segnato per tutta la gioventù, probabilmente ho iniziato allora a perdere i capelli 🙂

Qualche anno fa, però, miracolo!, la serie fu rimasterizzata su dvd e venduta da Amazon in un bel cofanetto. Non me la sono fatta sfuggire, ovviamente.

Ma l’ultima puntata? Non l’ho ancora vista, dopo oramai 35 anni. La tengo lì, in bella vista, come un sommelier terrebbe una pregiata bottiglia di vino da bere solo in un momento giusto.

Avete un buon consiglio per un libro?

Un buon consiglio per un libro è merce preziosissima. Ammettiamo di vivere 90 anni (perché porsi un limite direte? solo per amor di discussione), di essere fortissimi lettori per 50 anni della nostra vita, lettori da un libro a settimana. Fanno 2.500 libri. Una vera miseria…
Per questo motivo è essenziale imparare a scegliere bene, a fidarsi delle persone giuste e, soprattutto, smettere di leggere un libro che non ci piace.
Quest’ultimo è uno dei dieci diritti del lettore, come li ha elencati il grande Daniel Pennac nel suo bellissimo (per me) saggio “Come un romanzo”:

  1. Il diritto di non leggere
  2. Il diritto di saltare le pagine
  3. Il diritto di non finire il libro
  4. Il diritto di rileggere
  5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
  6. Il diritto al bovarismo
  7. Il diritto di leggere ovunque
  8. Il diritto di spizzicare
  9. Il diritto di leggere ad alta voce
  10. Il diritto di tacere

Se avete qualche buon consiglio per me, vi ringrazio in anticipo (in fondo io ve ne ho dati indirettamente un paio proprio qui).
Ah, il fatto che abbia 58 libri ancora da leggere sulla mia libreria, è un dettaglio trascurabile.
Ri-ah, i libri ancora da leggere li riconosco subito perché sono quelli in orizzontale sui ripiani 🙂

La macchina fotografica dei miei sogni

5 megapixel? 10 megapixel? 100 megapixel? NO! La macchina fotografica dei miei sogni ha solo 0.000016 megapixel e 4 toni di grigio. Qui di fianco siamo io e Lucia, mia moglie. Belli vero?

Le foto che fa non sono eccelse ma ha un grandissimo vantaggio: può contenere ogni singola foto passata, presente e futura che possa mai essere stata scattata.

Cercando bene si può trovare la foto dell’assassino di John Kennedy mentre sta per sparare oppure quella di Leonardo Da Vinci mentre dipinge la Gioconda.

O anche la foto del giorno in cui Odifreddi prenderà il Nobel per la guerra alle scemenze (la macchina fa anche tutte le possibili foto di tutti i possibili universi).

Voi che foto cerchereste?

Non c’è fine al peggio…

Eluana potrebbe fare dei figli

Silvio Berlusconi

Una scelta coraggiosa

Vaticano

Ma le parole in questo schifo di paese hanno un significato? Ma è possibile che una persona possa dire questa bestialità senza che nulla succeda?

So bene che l’unico scopo di quell’inqualificabile individuo è spostare l’attenzione e tutti noi ci caschiamo, anche chi come me s’arrabbia.

Ma è più forte di me.

L’unica mia consolazione è che quest’uomo passerà alla storia per quello che è.

Ah, se dovesse diventare presidente della repubblica, me ne vado, porto via moglie e figli in attesa della sua morte (ha più di settant’anni, la natura farà il suo corso prima o poi).

Quello che in TV non hanno detto…

Falcone e Borsellino

Grazie Andrea.

L’intervento di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, a Piazza Farnese

“Grazie a tutti.
Ringrazio soprattutto quei tanti ragazzi, quelle tante persone che ho incontrato oggi qui e che vengono da tutte le parti d’Italia. Sono quei ragazzi che incontro quando vado in giro per l’Italia a gridare la mia rabbia e a cercare di suscitare nella gente quella indignazione che ritengo che tutti dovrebbero avere nel vedere il baratro nel quale stanno facendo precipitare il nostro Paese.
Vedete, ieri Sonia Alfano mi ha telefonato e mi ha detto: “Dobbiamo proiettare un video nel quale si vedranno delle immagini crude, delle immagini della strage di Paolo”.

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In ordine sparso…

Nell’ennesimo tentativo di procrastinazione strutturata, ecco i miei migliori 5 film:

P.S. Lo so già che sono più di 5… 🙂
Addendum
Imperdonabili dimenticanze:

* Il titolo originale (“Se mi lasci ti cancello”, bleah!) quasi mi faceva perdere questo meraviglioso film!