Kafka rulez

Federico, il figliolo minore, ieri è stato bocciato all’esame di pratica per il patentino per la moto. Quattro su sette bocciati. Convocazione per le 9. Esame sostenuto alle 13:15. Va beh… bocciatura meritata perché è passato col giallo.

L’ingegnere (chissà poi se sono davvero tutti ingegneri gli esaminatori), severo ma sostanzialmente giusto e gentile, a fine esame e dopo aver spiegato gli errori a Federico, mi fa:

– Mi spiace, comunque può già prenotare oggi o domani per il prossimo esame, la documentazione rimane valida.

– Grazie. Ma senta, non si potrebbe dare agli esaminandi appuntamenti distinti di mezz’ora in mezz’ora, in modo da non far aspettare quasi 6 ore a chi come noi fa l’esame per ultimo?

– Uhm… mi pare proprio una buona idea! La suggerirò al comitato per le patenti.

Archivio la mia sorpresa per tale risposta (mi sarei aspettato un qualche strano motivo tecnico per cui non fosse possibile, non certo che nessuno ci avesse pensato), saluto e me ne vado.

Stamattina mi presento alle 9 alla motorizzazione civile a Varese per prenotare la nuova prova pratica. Per i non addetti, ci sono tre prove complessive a disposizione per affrontare gli esami di teoria e pratica. Avendo passato teoria al primo tentativo Federico ha a disposizione, nonostante la bocciatura di ieri, una nuova (e ultima) prova pratica.

Prendo il numerello G03. Stanno servendo il numero 92. Presumo che si tratti dell’F92 e che tra un po’ tocchi a me. Aspetto con Federico i miei bei quarantacinque minuti e quando è il mio turno mi avvicino allo sportello con il mio bel faldone.

Segue questo dialogo più o meno testuale:

– Buongiorno, ieri mio figlio è stato bocciato e dovrei prenotare la nuova prova pratica.

– Ma guardi che non è più valida la documentazione.

– Scusi? Ma come? Non vede che c’è lo spazio per la terza e ultima prova?

– Aspetti un attimo…

Il tizio si assenta, va dal suo collega allo sportello di fianco, gli fa vedere il faldone, il suo collega lo guarda e dal labiale intuisco una cosa tipo “certo che vale ancora, basta fare un’altra prenotazione”.

Il tizio torna allo sportello, vede la data dell’esame di ieri e fa:

– Dunque, ieri era il 10 luglio, deve attendere un mese e un giorno, quindi si va ad agosto, ma purtroppo non abbiamo ancora i fogli per la prenotazione di agosto quindi deve tornare più avanti.

– Scusi?

– Eh, non posso farle la prenotazione, vede? Ho solo il foglio di luglio.

– Scusi? Lei mi sta dicendo che io devo tornare qui un’altra volta solo per fare la prenotazione?

– Stia calmo, sì è così.

– SCUSI? Io non sto calmo, un suo collega, quello che ieri ha bocciato mio figlio, mi ha detto che potevo venire oggi a prenotare. Un suo collega, capisce? Non un estraneo!

– Non serve fare polemica e urlare, siamo qui a lavorare.

– Guardi quella frase proprio non la deve usare, mi fa solo arrabbiare di più, perché anche io non sono qui a giocare!! Anzi, ho proprio preso un permesso dal lavoro per essere qui e non esiste proprio che io debba tornare solo perché lei non ha un foglio!!!

[Ok, questa è l’unica “forzatura”, non ho dovuto chiedere un permesso a nessuno, ma volevo far valere i miei diritti!]

– Senta, se non le sta bene vada al secondo piano e chieda del sig. Speroni.

– Certo che non mi sta bene e certo che ci vado!!

Nel frattempo era calato un rispettoso silenzio nella sala perché tutti stavano ascoltando il diverbio. Tralascio la facilità (è un eufemismo) con cui trovo il sig. Speroni nei meandri del secondo piano. Attendo che si liberi, mi presento, gli spiego la situazione. Lui mi guarda e senza dire altro mi chiede:

– Ha chiesto allo sportello cinque?

– Sì.

Al che prende il faldone, scende, va allo sportello cinque (io nel frattempo ero dall’altra parte del bancone) va dal tizio, gli spiega qualche cosa, prende un foglio da un’altra pila, viene da me e mi chiede:

– Abbiamo solo 28 o 30 agosto, le va bene?

– 28 agosto va bene. Ma guardi che io ho insistito non per avere l’esame ad agosto ma solo per non tornare qui un’altra volta. A me andava bene anche settembre.

– No, settembre non le andava bene perché avendo fatto la teoria a marzo, il termine ultimo è agosto.

– Ah, ok, capito grazie mille.

Il sig. Speroni senza rispondere o fare cenni, se ne torna al secondo piano.

Ora io mi chiedo: il fantomatico addetto allo sportello cinque, visto che non sapeva che ci sono tre prove da sostenere, visto che non sapeva che il foglio di agosto era solo nella pila a fianco già pronto e in parte compilato (Federico infatti sarà il secondo a sostenere l’esame il 28), visto che stava per gettare al vento una mattinata della mia vita, era veramente “lì a lavorare”?

Ad ogni modo voglio archiviare questo episodio come una vittoria del cittadino Kafka, anche se ottenuta solo con le maniere forti.

Ma che pena…

L’informatica nelle “squole”

Oggi mio figlio Federico mi ha chiesto una mano per completare un esercizio di informatica (frequenta la prima del Liceo Scientifico di Varese).

Non riusciva a rispondere a una domanda. Questa domanda:

Quali tra i seguenti tipi di visualizzazione di Word non esistono? (due risposte)
A) normale
B) layout web
C) layout composizione
D) struttura
E) layout lettura
F) layout anteprima

Lasciando perdere l’assoluta inutilità di una domanda del genere, la cosa ancor più assurda è che per poter rispondere uno deve possedere Microsoft Word 2003. E quindi deve avere Microsoft Windows. Certo, se uno è uno studente può averli entrambi per poco. Per poco. Ma non gratis.

Ma santoddìo noi qui a casa abbiamo Linux e Mac. E sul pc di Federico c’è Windows ma con Word 2010 (non so nemmeno come ci è arrivato). E Word 2010 ha dei menù completamente diversi.

Quindi io, laureato in informatica, non ho saputo rispondere alla domanda di informatica di un libro di prima liceo.

La rabbia mi è montata dentro in un modo così forte che ho cominciato a sfogliare il resto del libro. Un modulo è dedicato all’architettura dei computer. Uno a Windows. Uno a Word. Uno a Excel. Uno a Internet (lascio al lettore come esercizio intuire quale browser viene usato per le schermate di esempio). Uno agli algoritmi. Infine gli ultimi quattro sono dedicati a Pascal. Nel cd-rom allegato al libro c’è una versione di Dev-Pascal: un .exe per Windows.

Una perla tra tutte. In uno degli esercizi del modulo dedicato a Word si chiede allo studente:

A) Posizionati nella diapositiva numero 4
B) Aggiungi come sottotitolo il testo “Bill Gates e Windows…

Senza parole… Mi verrebbe da citare la risposta attribuita a Frank Capra quando gli chiesero un parere sulla colorazione del suo capolavoro in bianco e nero La vita è meravigliosa:

Il mio unico commento è qualsiasi parolaccia.

Di solito si evitano di fare i nomi. Quindi io farò solo i cognomi: il libro è CORSO DI INFORMATICA di Camagni e Nikolassy, Casa editrice Hoepli.

Invece di criticare e basta, sport nazionale da sempre, voglio provare a suggerire a qualcuno con un po’ di coraggio di scrivere un testo di informatica che non richieda l’uso di un prodotto proprietario a pagamento. Un libro che usi un linguaggio di programmazione più moderno e disponibile su tutte le piattaforme. Ce ne sono a iosa: Javascript, Ruby, Python (e dico per ultimo Python per non essere tacciato di partigianeria). Un libro che spieghi non cos’è, ma bensì come si scrive un editor di testi.

E se serve un po’ di divertimento, magari organizzare un torneo di Pybotwar in classe. O, meglio ancora, tra le classi. O, meglio ancora, tra le diverse scuole. E magari nella quinta classe si può arrivare a spiegare come si scrive uno snake in Javascript in 210 bytes. O un tetris in 140 bytes. Così all’università uno ha poi la speranza di capire come scrivere un buon giocatore di scacchi in meno di 5 kb.

In fondo i giochi sono sempre una molla fortissima per i ragazzi. Sicuramente più di un foglio elettronico o di un editor di testi.

Quanto mi piacerebbe che questo post arrivasse a qualcuno in grado di cambiare le cose. Se veramente siamo divisi l’uno dall’altro da sei gradi di separazione, in fondo basterebbero tre o quattro forward giusti…

Se non si punta in alto, ci si ferma in basso. O no? 😉

Mister Bean e figlio sul Raptor a Gardaland

Oggi era il compleanno di Federico e siamo andati assieme a Gardaland da soli.

Bella giornata classica, tipo padre e figlio americani…

La nuova attrazione del 2011 è Raptor, niente male davvero. I dati sono notevoli:

  • Height 33 m
  • Length 770 m
  • Max speed 90 km/h
  • Inversions 3 (Corkscrew, Zero-G Roll, Inline Twist)

Federico ha deciso che dovevamo imitare Mister Bean sulle montagne russe.

Ci siamo riusciti? 🙂

 

 

I figli so’ piezz’e core

Epica Oggi Alessandro ha iniziato il liceo scientifico e Federico le scuole medie.

Quando stamattina li ho visti uscire assieme, mi è venuto in mente un pezzo di una poesia che diceva che i figli sono le uniche persone i cui successi non ti provocano invidia. L’ho cercato e, siccome non l’ho trovato, adesso vi propino comunque un mielosissimo polpettone del vecchio Khalil:

I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.
Sono vicini a te ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro il tuo amore, non le tue idee.
Perché essi hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo, non alla loro anima.
Perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire
dove a te non é dato entrare, neppure nel sogno.
Puoi cercare di somigliare loro ma non volere che somiglino a te.
Perché la vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.

Bello. Sì, lo so, è anche inflazionato. Cionondimeno bello

P.S. Era una vita che volevo usare cionondimeno.

P.P.S. Ho scelto quell’immagine perché l’avevo sul mio libro di Epica 🙂