Come funziona la finanza mondiale al giorno d’oggi

scimmie.pngScritta da Rabi Karmacharya, ricevuta da Bernie Innocenti, tradotta da me.

Se avete difficoltà nel comprendere la situazione finanziaria mondiale, questa storia può aiutarvi…

C’era una volta un uomo che, arrivato in un villaggio in India, disse agli abitanti che avrebbre comprato delle scimmie a 10$ l’una. Gli abitanti, vedendo che c’erano tantissime scimmie in giro, uscirono nella foresta per iniziare a catturarle.

L’uomo ne comprò a migliaia a 10$ l’una ma, non appena le scimmie cominciarono a scarseggiare, gli abitanti smisero di catturarle. L’uomo disse allora che da quel momento le avrebbe pagate 20$. Questo spinse gli abitanti di nuovo alla ricerca di scimmie da vendere.

Presto le scimmie diminuirono ancora di più e la gente tornò a lavorare nelle fattorie. L’offerta dell’uomo raggiunse a quel punto 25$ e le scimmie diventarono così poche che era difficile vederne una, figurarsi catturarla!

L’uomo allora disse che avrebbe pagato le scimmie ben 50$ e che, siccome doveva andare in città per degli affari, il suo assistente avrebbe agito da compratore al posto suo. In sua assenza, l’assistente disse agli abitanti del villaggio: “Hey! Guardate tutte queste scimmie nella grande gabbia del capo. Ve le posso dare per 35$ l’una così, quando tornerà dalla città, voi potrete rivendergliele a 50$!”.

Gli abitanti diedero fondo a tutti i loro risparmi e comprarono tutte le scimmie dall’aiutante dell’uomo.

Non rividero mai più l’uomo o il suo assistente. Videro solo scimmie dappertutto.

The Italian Gob

metro1.png Antonio ieri era a Londra e dappertutto c’era questo giornale.

Con questo terzo intervento smetterò di parlare di quello che, concordo con tanti miei conoscenti che lo votano (abito a Varese, sono nato a Varese, ma non sono di Varese), non è il vero problema italiano.

Lo sono i tanti miei conoscenti 🙁

Due gocce d’acqua

goccia.pngQuesto Steve Scherer mi ricorda tanto Bruno Vespa. Uguali, uguali come due gocce d’acqua. Solo che una è uscita da una sorgente e l’altra da una latrina.

Steve Scherer: “Aver «fatto incazzare» Berlusconi, ha detto ancora il cronista della Bloomberg, «per me è un onore: negli Stati Uniti il giornalismo è critica del potere, o meglio dell’abuso del potere. Il fatto che Berlusconi si sia alterato vuol dire che io, come giornalista, ho fatto il mio lavoro».”

Senza parole

Anche io, come Leo, ero senza  parole. Anche io le ho trovate grazie a Curzio Maltese. Fatevi coraggio e leggetelo sino in fondo. Nel caso vi domandiate se non sia esagerato parlare di danno all’immagine dell’Italia, verificatelo poi da soli.

L’immagine peggiore di CURZIO MALTESE
I bookmakers in questi casi non accettano scommesse. Da mesi, in previsione dell’evento storico dell’altra notte, si aspettava la prima gaffe di Silvio Berlusconi sul colore della pelle del nuovo presidente americano. Il Cavaliere non delude mai le peggiori aspettative e la battuta è arrivata. L’unica sorpresa è la tempistica. Ad appena ventiquattr’ore dall’elezione il premier se n’è uscito con la storia di Obama “abbronzato”. Non è la solita cafonata alla quale ci ha abituato e ci siamo ormai rassegnati da lustri. È una definizione grondante di razzismo.
Il peggior razzismo, quello semi inconsapevole e quindi assai autoindulgente che dilaga in Italia, fra la preoccupazione del resto del mondo. Una malattia sociale che un governo responsabile dovrebbe combattere, invece di sguazzarci con gusto.
Scontata la gaffe, ovvia la reazione. In simili frangenti Berlusconi adotta due reazioni standard. La prima: non l’ho mai detto. È la più assurda, ma paradossalmente efficace (in Italia). Come fai a discutere con uno che nega se stesso? La seconda è: l’ho detto ma non avete capito.
Stavolta ha usato questa. “Abbronzato era un complimento, una carineria” ha spiegato ai soliti cronisti bolscevichi. “E se non lo capite, allora andate a fare…”. Sommando così carineria a carineria.
S’intende che “andare a fare” è detto con affetto. Con eguale affetto i giornalisti potrebbero ricambiare l’invito, ma probabilmente le giustificazioni valgono solo dall’alto verso il basso.
Non stiamo a farla lunga. Non si tratta solo di vergogna. Chi ne ha ancora la forza? È piuttosto la disperazione di essere ogni volta precipitati in questo indegno pollaio. Gli elettori americani in un giorno hanno cambiato la storia del mondo. L’avvento del figlio di un africano alla Casa Bianca sta spingendo miliardi di persone, pur nel mezzo di una crisi spaventosa, a interrogarsi sui valori profondi della democrazia, la più straordinaria conquista dell’umanità, in fondo a un cammino secolare di sangue e intolleranza. E il contributo dell’Italia berlusconiana a questo grandioso dibattito qual è? Questa miserabile trovata, volgare e razzista, senza neppure il coraggio dell’assunzione di responsabilità o la dignità di porgere le scuse.
Non bastava la sortita a caldo del ministro Gasparri, il quale, confondendo le proprie ossessioni di ex fanatico fascista con la competenza internazionale, aveva commentato “sarà contento Bin Laden”. Ci voleva pure lo strazio supplementare della “battuta” di Berlusconi, che ha ormai girato il mondo, con danno enorme per il Paese. In pochi minuti infatti la rete ha deluso la speranza residua, che non lo prendessero sul serio, come altre volte. Come siamo abituati a fare qui, rassegnati a non scandalizzarci per lo scandalo, a non chiamare fascismo il fascismo, razzismo il razzismo.
C’era stata la rincorsa provinciale ad appropriarsi di Obama. Tutti si proclamano o cercano l’Obama italiano, a destra e a sinistra. Quando in Italia un Barack Obama non avrebbe neppure il diritto di voto. I figli d’immigrati, 440 mila fra nati e cresciuti qui, non sono considerati cittadini italiani, per via del medievale ius sanguinis. Lo ricordiamo nell’ipotesi, piuttosto remota, in cui fra le centinaia di obamisti dell’ultima ora si trovasse un politico serio. Ecco l’occasione per proporre finalmente una legge civile in materia d’immigrazione.
A cominciare dal presidente del Consiglio, i cui molti cantori hanno illustrato nei giorni scorsi alle masse ammirate le straordinarie analogie fra Berlusconi e Obama. Come non scorgere, del resto, l’assoluta comunanza delle due parabole. Il figlio di un pastore kenyano che arriva alla Casa Bianca a soli 47 anni e promette di cambiare il mondo. E l’uomo più ricco d’Italia che a 72 anni, con il solo aiuto del novanta per cento dei media da lui controllati, torna a Palazzo Chigi, dopo aver cambiato i capelli. È naturale che Berlusconi abbia adottato Obama, ripromettendosi di dargli presto “buoni consigli”. Incrociamo le dita perché non avvenga, nell’interesse stesso del premier. Non si sa come la Casa Bianca potrebbe reagire a una frase del tipo: “Vieni, abbronzato, che ti spiego come non farsi processare”.
Che fare? Vergognarsi per loro, ridere, piangere. Fingiamo pure che tutto sia normale. Però quanto stringe il cuore ascoltare il nobile discorso dello sconfitto McCain: “Il popolo ha scelto. Ho avuto l’onore di salutare il nuovo presidente degli Stati Uniti. È una giornata storica”. Non si potrebbe avere un giorno un conservatore come questo a capo della destra italiana, anche di seconda mano?

Ricercatori ricercati

Centro ricerche Enea di Brasimone Venerdì scorso ho visitato il centro di ricerca Enea di Brasimone, situato tra l’altro in un’ambientazione da favola. Uscendo da lì ho provato sentimenti contrastanti. Essenzialmente posso raggrupparli sotto due insiemi: orgoglio (di essere italiano) e vergogna (di essere italiano). Questi ricercatori lavorano in condizioni di emergenza per la mancanza di fondi (non ce la fanno quasi a pagare la bolletta della luce) e, nonostante questo, riescono a far parte di importanti progetti di ricerca a livello mondiale. Ad esempio il carotaggio in Antartide che, arrivando a 3.200 3.270 metri, ha permesso di capire come fosse il clima 800.000 anni fa, oppure il sistema di manutenzione remotizzata della futura centrale a fusione Eric. In particolare, i due ragazzi della ricerca in Antardide Antartide, ci spiegavano come fossero riusciti ad abbassare il costo della sonda, usando componenti tradizionali, a soli 30.000 €. Ho chiesto se avessero dimenticato qualche zero ma non era così. Questi geni, il termine giusto è questo, riescono a costruire delle cattedrali con gli stuzzicadenti che lo stato italiano (in minuscolo) mette loro a disposizione.

Io li ho chiamati ragazzi per sentirmi un bambino, ma l’età media dei ricercatori è di 55 anni. I pochi giovani che arrivano al centro, pagati  a contratto e con cifre ridicole, stanno giusto il tempo di imparare e poi se ne vanno all’estero, passando in un colpo da ricercatori precari a ricercatori ricercati. Ho chiesto perché non provassero a trovare degli sponsor e mi è stato spiegato che non gli è permesso. Avevano trovato una azienda che poteva fornire gratuitamente il vestiario per la ricerca in Antartide (ci vanno quando qui è inverno e là estate, un’estate comunque a -30°) ma è stato vietato loro di accettarla come sponsor perché le regole non lo permettono.Nota di colore. Per visitare il centro sono partito ad orari folli, alzandomi intorno alle 5 del mattino dopo essere andato a letto alle 2 e 30. Durante il viaggio di ritorno sarei sicuramente crollato se non fosse stato per Carlo e per Valerio che, con un piacevole gioco di squadra, hanno provveduto a tenermi sveglio alla guida 😀

Addendum da parte dei carotatori: solo il sistema elettronico della sonda ha quel costo (comunque prima era 10 volte tanto); tutta la sonda di perforazione, tra componenti meccaniche e accessori vari come cavo, winch, ecc. costa molto di più.