Senza parole… 🙂
Author Archives: Taifu
PAM
Rimbalzando qua e là , come spesso capita navigando nel web, mi sono imbattuto in questa affermazione del grandissimo fisico Paul Adrien Maurice Dirac:
I cannot understand why we idle discussing religion. If we are honest—and scientists have to be—we must admit that religion is a jumble of false assertions, with no basis in reality. The very idea of God is a product of the human imagination. It is quite understandable why primitive people, who were so much more exposed to the overpowering forces of nature than we are today, should have personified these forces in fear and trembling. But nowadays, when we understand so many natural processes, we have no need for such solutions. I can’t for the life of me see how the postulate of an Almighty God helps us in any way. What I do see is that this assumption leads to such unproductive questions as why God allows so much misery and injustice, the exploitation of the poor by the rich and all the other horrors He might have prevented. If religion is still being taught, it is by no means because its ideas still convince us, but simply because some of us want to keep the lower classes quiet. Quiet people are much easier to govern than clamorous and dissatisfied ones. They are also much easier to exploit. Religion is a kind of opium that allows a nation to lull itself into wishful dreams and so forget the injustices that are being perpetrated against the people. Hence the close alliance between those two great political forces, the State and the Church. Both need the illusion that a kindly God rewards—in heaven if not on earth—all those who have not risen up against injustice, who have done their duty quietly and uncomplainingly. That is precisely why the honest assertion that God is a mere product of the human imagination is branded as the worst of all mortal sins. [traduzione]
Si capisce subito quando una cosa l’ha detta un genio…
Giochi matematici
Un po’ di sana vanagloria non fa male a nessuno 😉
Un amico mi ha iscritto ai campionati nazionali di matematica e sono arrivato secondo nelle semifinali di Varese.
Visto che sono ventitreesimo nella classifica generale andrò a fare le finali a Milano a maggio. Vi aggiornerò sulla debacle 🙂
Addendum: ecco i testi dei problemi, la categoria GP (grande pubblico) doveva completare gli esercizi dal numero 7 al 18 in due ore.
Sono un bright
Leggendo il profilo di Marco Cagnotti, ho scoperto che è un “bright”.
Sono iscritto al feed del suo blog Stukhtra da tempo e all’inizio ho pensato “sì, è davvero bright”.
Poi ho voluto seguire il link e ho scoperto cosa sono i Bright.
Mi sono subito iscritto, ora posso dire che anche io sono un bright 🙂
Mia moglie ha salvato una persona (e ha salvato pure me!)
Giovedì scorso Lucia, io e nostri due figli siamo andati a cena in una pizzeria di Varese. All’uscita, verso le 22 e 30, ci avviciniamo all’auto, parcheggiata vicino a un piccolo parco poco illuminato. Mentre accendo l’auto, Lucia dice “hai visto quell’ombra nel parco? Sembra una persona distesa”. Io, dubbioso, dico: “Ma va, non c’è nulla” e avvio l’auto. Dopo pochi metri lei insiste “Guarda che mi pare proprio di aver visto una persona!”. Io, sempre scettico: “Sarà un ubriaco”. Lei: “E se poi muore assiderato?”. Io, sullo scherzoso andante: “Legge di Darwin, se l’è cercata”. Altri 100 metri e lei: “E se c’è davvero e poi muore sul serio?”.
A quel punto ho avuto un flash e mi sono visto la mattina dopo mentre leggevo sui giornali la notizia di un morto assiderato a Varese, perché inciampato in un parco e in seguito ignorato da decine di persone. Ho invertito l’auto e sono tornato indietro.
Lo ammetto, continuando a pensare che Lucia avesse visto lucciole per lanterne, riparcheggio l’auto puntando gli abbaglianti accesi verso il parco. Per la miseria, c’era veramente una persona distesa! All’apparenza un’anziano per via della testa quasi bianca. Scendo e mi avvicino cautamente e, a pochi metri, mi accorgo che in realtà è un giovane col cranio rasato, disteso a faccia in su, con le braccia allargate. Chiedo “Tutto bene?”. Nessuna risposta. Mi avvicino di più e a un paio di metri noto che, pur avendo gli occhi chiusi, non sembra dormire. Ripeto “Ehi, tutto bene?”. Ancora silenzio. Arrivo quasi a toccarlo, mi chino e mi viene un colpo: il ragazzo tiene nella mano un grosso coltello da cucina insanguinato… Urlo a Lucia “Stai indietro! Ha un coltello!” e, mentre dico queste parole, noto che ha la tuta aperta sul davanti, una pozza di sangue sulla pancia e il polso sinistro squarciato. Chiamo subito ambulanza e carabinieri. Arrivano, lo portano in ospedale, mi interrogano, torniamo a casa dopo circa un’ora.
Il giorno dopo scopro per vie traverse (maledetta legge sulla privacy!) che si è salvato, sembra mancando di poco l’aorta. Due giorni dopo, invece, per via di una lussazione all’anulare (lo sport fa bene, si sa, anche quando due falangi dell’anulare destro si sovrappongono!) vado al pronto soccorso. Alla fine della mia “riparazione” (stecca per due settimane) comincio a indagare per capire dove stia il ragazzo (maledetta legge sulla privacy! L’ho già detto?). Una quindicina di minuti in cui ripeto la storia 4 o 5 volte, strappando piccole dosi di verità ad ogni giro, mi portano alla soglia della sua camera. Vuota! Un infermiere passando mi dice “Sta cercando XXX? (maledetta legge sulla privacy!) È là , in sala d’attesa con la famiglia”. Vado in sala d’attesa e vedo il ragazzo, in piedi, con la piantana della flebo di fianco e il polso bendato, che parla con una signora e un altro paio di persone. Mi avvicino cautamente e, quando mi vedono, tutti si bloccano guardandomi. Al ché chiedo timidamente “Scusami, sei tu il ragazzo che si è fatto male giovedì?”. “Sì”. “Ah, io sono quello che ti ha trovato”. La signora, quasi certamente la madre, mi ringrazia e fa per abbracciarmi. Io la fermo dicendo “Guardi, non serve, è tutto merito di mia moglie. È stata lei a vederlo e a insistere per farmi tornare indietro”. Poi rivolto a lui “Sono venuto solo per vedere come stavi, mi fa un sacco di piacere vederti già in piedi.”. Scambiamo ancora qualche parola, ci salutiamo e, mentre mi giro per tornare a casa, lui dice “Ringrazia tua moglie”.
Sì, devo proprio ringraziare Lucia. Se non fosse stato per lei, credo che il rimorso non mi avrebbe lasciato per tutta la vita.