La macchina del tempo

Time Machine La mia personale macchina del tempo:

  • pane, burro e salame
  • mangiare un uovo crudo appena preso dal pollaio dei miei nonni
  • la mia prima scatola Lego
  • polenta e zucchero
  • l’oratorio feriale
  • fare un arco con un ramo di nocciolo (per le frecce niente da fare) o una cerbottana con un ramo di sambuco svuotato
  • la capanna a due piani sulla robinia nel giardino di casa
  • i bomboloni di Marina di Grosseto venduti a 50 lire in spiaggia dall’omino con la cassetta di legno al collo

Spreco

Television Nicola mi ha passato — come giornalmente fa 🙂 — un link ad un interessante post.

Due passaggi mi hanno colpito particolarmente.

Negli Stati Uniti ogni anno si sprecano 200.000.000.000 (duecento miliardi) di ore guardando la televisione. Si calcola che l’intero progetto Wikipedia equivalga a 100.000.000 (cento milioni) di ore pensiero. Questo vuol dire che la televisione tiene impegnate delle menti per circa 2.000 (duemila) progetti Wikipedia l’anno. Clay Shirky, l’autore del post, sostiene che questo surplus, attualmente impiegato nel nulla, possa essere un domani incanalato e sfruttato in attività più utili all’umanità. Sarebbe certamente bello, ma non sono convinto che un’ora pensiero di chi guarda una sit-com sia del tutto equivalente all’ora pensiero di chi partecipa al progetto Wikipedia. Speriamo abbia ragione Clay.

Durante una cena un amico di Clay ha raccontato come sua figlia di quattro anni, mentre guardava un DVD seduta sulle ginocchia di suo padre, improvvisamente, a metà del film, è corsa dietro lo schermo. Per un momento il padre ha pensato che stesse cercando di capire se veramente i personaggi fossero dietro la TV. Quando si è messa a rovistare tra i cavi, gli ha chiesto cosa stesse facendo. A questa domanda, la bambina ha risposto “Babbo, sto cercando il mouse!”. I bambini sanno meglio di noi che uno schermo senza un mouse è una cosa “rotta“.

Traffico

Traffico Oggi sono partito alle 8 e 25 per Segrate. La prossima volta mi devo ricordare di portare le provviste, il sacco a pelo, il telefono satellitare e qualche altro gadget del genere. Ci ho messo circa 2 ore e 15 minuti per percorrere 67 km. Sono 29,77 km all’ora di media. NON È POSSIBILE!

In passato, quando ho lavorato alla Symbolics, usavo in sequenza:

  • la macchina per andare alla stazione
  • il treno da Gazzada Schianno – Morazzone a Milano Porta Garibaldi
  • il metrò fino a Cassina de Pecchi
  • la navetta fino al Centro Direzionale Lombardo (che adesso si chiama Cassina Plaza)
  • infine facevo un pezzettino a piedi.

Totale: circa 5 ore al giorno di viaggio. Unico vantaggio: le decine (o centinaia) di libri che ho letto in quei 18 mesi (se non ricordo male).

Adesso, più di 15 anni dopo e con un lento percorso di avvicinamento in 4 o 5 tappe, lavoro a 1.850 metri da casa e vado in ufficio in bicicletta. Fanno 1.000 ore risparmiate l’anno. Per, diciamo, 30 € all’ora fanno 30.000 €. Senza calcolare le spese di viaggio e di vitto arriviamo a circa 2.500 € al mese.

Se ci mettiamo le spese di viaggio, i soldi risparmiati in lavanderia (le camicie sono nere dopo un giorno in città), la qualità della vita, io non riesco a capire come mai tutta questa gente ogni giorno vada a Milano. Non è sensato! Ma caspita, accettate uno stipendio più basso e state al vostro paesello!

Ok, ok, è vero, spesso va a finire che le 5 ore risparmiate diventano 3 ore di lavoro in più. Ma al netto sono sempre 2 ore. E sono tante!

In pensione vi domanderete come avete fatto a sprecarle… 😉

I danni del tempo

capelli-150.jpg Riflettevo oggi, non so nemmeno il perché, sul tempo che passa. Sinceramente non mi frega molto della cosa, tranne il fatto che, in linea teorica e se non sei immortale, questo ti avvicina al momento cruciale.

Ho pensato che questa raccolta di foto può mostrare meglio di tante parole, come un classico prima e dopo, i danni che produce il tempo che passa.

Per i meno attenti, qui sopra a sinistra il prima e sotto il dopo

 


La mosca
“La Mosca”


Popeye
“Popeye”


Munch
“L’urlo di Munch”


Aigor
“Aigor”