L’informatica nelle “squole”

Oggi mio figlio Federico mi ha chiesto una mano per completare un esercizio di informatica (frequenta la prima del Liceo Scientifico di Varese).

Non riusciva a rispondere a una domanda. Questa domanda:

Quali tra i seguenti tipi di visualizzazione di Word non esistono? (due risposte)
A) normale
B) layout web
C) layout composizione
D) struttura
E) layout lettura
F) layout anteprima

Lasciando perdere l’assoluta inutilità di una domanda del genere, la cosa ancor più assurda è che per poter rispondere uno deve possedere Microsoft Word 2003. E quindi deve avere Microsoft Windows. Certo, se uno è uno studente può averli entrambi per poco. Per poco. Ma non gratis.

Ma santoddìo noi qui a casa abbiamo Linux e Mac. E sul pc di Federico c’è Windows ma con Word 2010 (non so nemmeno come ci è arrivato). E Word 2010 ha dei menù completamente diversi.

Quindi io, laureato in informatica, non ho saputo rispondere alla domanda di informatica di un libro di prima liceo.

La rabbia mi è montata dentro in un modo così forte che ho cominciato a sfogliare il resto del libro. Un modulo è dedicato all’architettura dei computer. Uno a Windows. Uno a Word. Uno a Excel. Uno a Internet (lascio al lettore come esercizio intuire quale browser viene usato per le schermate di esempio). Uno agli algoritmi. Infine gli ultimi quattro sono dedicati a Pascal. Nel cd-rom allegato al libro c’è una versione di Dev-Pascal: un .exe per Windows.

Una perla tra tutte. In uno degli esercizi del modulo dedicato a Word si chiede allo studente:

A) Posizionati nella diapositiva numero 4
B) Aggiungi come sottotitolo il testo “Bill Gates e Windows…

Senza parole… Mi verrebbe da citare la risposta attribuita a Frank Capra quando gli chiesero un parere sulla colorazione del suo capolavoro in bianco e nero La vita è meravigliosa:

Il mio unico commento è qualsiasi parolaccia.

Di solito si evitano di fare i nomi. Quindi io farò solo i cognomi: il libro è CORSO DI INFORMATICA di Camagni e Nikolassy, Casa editrice Hoepli.

Invece di criticare e basta, sport nazionale da sempre, voglio provare a suggerire a qualcuno con un po’ di coraggio di scrivere un testo di informatica che non richieda l’uso di un prodotto proprietario a pagamento. Un libro che usi un linguaggio di programmazione più moderno e disponibile su tutte le piattaforme. Ce ne sono a iosa: Javascript, Ruby, Python (e dico per ultimo Python per non essere tacciato di partigianeria). Un libro che spieghi non cos’è, ma bensì come si scrive un editor di testi.

E se serve un po’ di divertimento, magari organizzare un torneo di Pybotwar in classe. O, meglio ancora, tra le classi. O, meglio ancora, tra le diverse scuole. E magari nella quinta classe si può arrivare a spiegare come si scrive uno snake in Javascript in 210 bytes. O un tetris in 140 bytes. Così all’università uno ha poi la speranza di capire come scrivere un buon giocatore di scacchi in meno di 5 kb.

In fondo i giochi sono sempre una molla fortissima per i ragazzi. Sicuramente più di un foglio elettronico o di un editor di testi.

Quanto mi piacerebbe che questo post arrivasse a qualcuno in grado di cambiare le cose. Se veramente siamo divisi l’uno dall’altro da sei gradi di separazione, in fondo basterebbero tre o quattro forward giusti…

Se non si punta in alto, ci si ferma in basso. O no? 😉

45 thoughts on “L’informatica nelle “squole”

  1. E perchè non lo scriviamo noi (in senso largo)? Pubblico, disponibile a stampa via amazon per poche lire, e gratis in formato elettronico… Magari qualche scuola che lo adotta ci sarebbe, fossero anche 5 o 6, sono qualche centinaio di alunni che imparano qualcosa di utile, invece di farsi indottrinare.

    • C’è chi l’ha fatto, dall’altra parte dell’oceano:
      http://www.lightandmatter.com/

      Un professore ha scritto dei libri di fisica “open source” (oggi i sorgenti latex sono disponibili su git), che sono stati adottati da un gran numero di scuole e università, i cui professori hanno contribuito alla revisione e all’ampliamento dei contenuti.

      Sarebbe favoloso se si riuscisse a fare qualcosa del genere in Italia proprio per l’insegnamento dell’informatica, che è lo strumento fondamentale per permettere la collaborazione e la diffusione di queste conoscenze.

  2. Ciao Marco,
    con tutta probabilità, a giudicare dai contenuti dei capitoli, il testo dovrà servire a passare l’ECDL, almeno i quattro moduli base.

    Detto questo, l’ECDL ormai da anni si può sostenere sia usando software MS, sia usando OpenOffice e similari. Però un testo deve focalizzarsi su certe tecnologie. Non puoi fare un libro solo che parli di Linux, Windows, Mac, tutt’assieme – bisogna prendere una posizione, anche per gli insegnanti, che spesso non sono preparati. La posizione scelta dal testo in questione è Windows-oriented – neppure tanto stupida, considerando che, per il momento, è l’OS più diffuso.

    Io non andrei però contro gli autori o gli editori, ma farei notare alla *scuola* e ai *docenti* che la loro scelta ha un taglio non necessariamente utile e potenzialmente costoso.

    Detto questo, la domanda posta è totalmente stupida e inutile, ma la maggior parte di quelle dell’ECDL sono fatte così. E’ un test automatizzato abbastanza idiota, non qualificante per un esperto di informatica, ma per un “comune mortale” che deve saper dimostrare di sapere qualcosa dei pacchetti *office e di un computer.

    • No. Il SO piu’ diffuso e’ Unix. FGira nelle centraline di ascensorim, automobili, cellulari e tablet (Android), nei Mac OSX. Windows e’ solo quello piu’ diffuso tra quelli che vedi.
      Comunqu esono d’accordo: scriviamolo noi. Io ci sto per la parte Linux, Android e Python (e non dirmi che pure io sono di parte come te).

  3. Mamma mia che schifezza!
    Scriviamolo noi, Marco, un libro decente di informatica. E’ uno scandalo che Hoepli pubblichi una roba del genere.
    Tra l’altro, poiché l’informatica è in continua evoluzione, fare una domanda su una versione precisa di un software qualunque (chiedo scusa a tutti i programmatori se chiamo word software) in un libro è una cretinata di dimensioni apocalittiche.
    Sembra quasi che al governo abbiamo avuto delle persone totalmente incompetenti, in questo caso al ministero dell’istruzione. Quando usciremo dal tunnel dei neutrini?

  4. Se si vuole insegnare davvero informatica, IMHO; bisogna lanciare l’ECDL. Non serve a una mazza. Io nel curriculum mica scrivo che ho l’ECDL!

    Marco, ma tuo figlio che scuola fa? Era una lezione di informatica “seria”, quella dove dovresti iniziare a programmare?

  5. Ciao,

    un mio amico informatico mi ha girato questo tuo post.

    Sono un semplice supplente di informatica in un istituto professionale, alla sua prima esperienza. Non sono affatto un esperto di informatica perché laureato in fisica.
    Sto scrivendo delle dispense per i miei studenti perché il libro non è il massimo… Sto cercando, man mano che le scrivo, di infilarci idee nuove (vorrei parlare delle licenze libere, di word processor e tipografia e non di Word ecc…).

    È anche vero però che il mio corso di “informatica” è per preparare i ragazzi a quello che si potranno trovare di fronte in una qualsiasi azienda. E nel 90% dei casi vengono usati i prodotti della Microsoft. La domanda di esempio che hai riportato è esemplificativa del basso livello dell’insegnamento e dei programmi ma la programmazione nel mio caso è praticamente impossibile da fare. Ho inoltre notato che parlare in maniera troppo astratta con i ragazzi (parlare di word processor in generale o fargli vedere più di un word processor) li confonde molto, non hanno ancora una capacità di astrazione così elevata.

    Ci sono poi le linee ministeriali da rispettare. Il fatto che spesso il corso di informatica è visto come un corso di preparazione alla ECDL. Il fatto che la maggior parte dei ragazzi non ha semplicemente voglia di far nulla. Senza contare le ore a disposizione, 2 ore di teoria e 1 di laboratorio a settimana, ridotte alla metà (non è un numero a caso) a causa di feste, scioperi, compiti, ripassi, ecc…

    Tutto questa pippa per dirti semplicemente che concentrarsi sui prodotti Microsoft non è una buona cosa, ma a volte può essere necessario e soprattutto può essere fatto bene o male. Nel caso di tuo figlio è stato fatto male. Speriamo che nelle mie dispense riuscirò a farlo bene 🙂

    In bocca al lupo per tutto!
    Ciao ciao.
    Fra

    • Francesco,
      capisco perfettamente il tuo punto di vista (per un paio di settimane ho perfino insegnato matematica in quel liceo e quindi conosco l’inerzia e la resistenza che si incontra nell’ambiente scolastico).
      Ma alla fine è un serpente che si morde la coda e fino a che non si prova a spezzare questo cerchio assurdo che identifica l’informatica nelle aziende con Office (Microsoft e non Libre) le cose non cambieranno mai.
      In bocca al lupo a te!

      • Crepi!

        Hai ragione sul fatto che è un circolo vizioso. Ho paura però che essere rivoluzionari potrebbe essere controproducente per i ragazzi, anche se gratificante per noi.
        Fra due lezioni parlerò delle licenze e quindi anche di software libero, vediamo cosa ne pensano!

        Grazie a tutti per le interessanti osservazioni!

        Ciao ciao.
        Fra

        • Io lo utilizzerei ho 16 e a scuola a mala pena ci insegnano ad usare il turbo pascal e neanche lo insegnano bene i professori sono arretratissimi e libri di testo più di loro che negli esercizi di assoluta inutilità riportano le immagini di word 2001…
          E per rispondere al supplente riguardo all’essere troppo rivoluzionari io credo che farebbe bene ai ragazzi perché porterebbe qualcosa di nuovo e di più utile invece delle solite cose che si fanno a scuola e che ci sembrano sempre più inutili e di conseguenza noi ragazzi ci mostriamo sempre più disinteressati…

  6. Questione annosa e dura. Però le cose stanno cambiando. Esistono professori e scuole che adottano libri di testo “open” che hanno ubuntu installata nelle aule di informatica. E parlo di scuole medie. Lo scorso anno come Prato Linux User Group abbiamo tenuto nel secondo quadrimestre un laboratorio pomeridiano sulla Storia dell’Informatica (e sul fatto che esista Linux ed il software libero).

    Se tutti gli informatici si impegnassero socialmente (on line e/o di persona) potremmo fare molte belle cose 😉

  7. Si tratta purtroppo di cosa molto diffusa. Ricordo nel 2005, quando abbiamo migrato a software libero tutte le scuole della provincia di bolzano (http://www.fuss.bz.it/), il problema veniva sollevato da molti insegnati durante i corsi di formazione a loro dedicati: venivano dal docente con in mano la dispensa indicata dal ministero, piena di grandi screenshot di Office (con il puntatore evidenziato nell’immagine con scritto “CLICCA QUI”) dicendo che non potevano dare esercizi agli studenti da fare in aula e/o a casa. Alla domanda: “Ma allora lei cosa insegna?” c’era imbarazzo.

    Con questo non voglio certo dire che e’ colpa degli insegnanti, ce ne sono di grandiosi.. ma credo che il problema sia su piu’ fronti, purtroppo. Aneddoti come quello sopra ce ne sono tanti, ma tutti indicativi di una situazione purtroppo dettata dalla pochezza di visione e anche un po’ dalla pigrizia 🙁

    E questo e’ un particolare molto diffuso anche in altri aspetti della scuola, non semplicemente quello dell’insegnamento.. spesso la cosidetta “informatizzazione” si riduce al mero acquisto di ferro dove passa corrente senza capirne il significato e/o l’utilita’.

    Vogliamo parlare dell’ambiente della sanità pubblica? 🙂

      • Nel 2004 c’erano tre figuri (il buono e il cattivo, mentre io ero quello brutto) che si erano messi in testa di fare questa cosa. Abbiamo iniziato con dei corsi di formazione per docenti e dirigenti, per fargli vedere e toccare con mano che una alternativa c’era.

        Poi, visto che la cosa non dispiaceva, hanno ideato il progetto di migrazione, successivamente richiesto finanziamento alla EU, e lo hanno ottenuto.

        Dopodiche’ la provincia (l’ente Regione in pratica non esiste li’), tramite la Sovrintendenza Scolastica, ha messo assieme tutte le scuole e gli ha proposto la cosa. Tutti hanno accettato, e quindi e’ stata realizzata, e procede tutt’ora 🙂 E procede grazie al lavoro delle centinaia di insegnanti, chi piu’ chi meno, fanno ogni giorno. La cosa interessante e’ che non si spendono meno soldi di prima, ma diversamente: si puo’ pagare sviluppo di software che manca e che serve, mantenere i software realizzati (tutti liberi) e pagare persone (docenti distaccati) per supportare gli altri insegnanti docenti nelle loro attivita’ per quanto concerne l’ “informatica” e aiutarli a creare progetti didattici.

        Qualche lettura la trovi sul sito precedente, e anche qua:

        https://joinup.ec.europa.eu/software/studies/upgrade-freedom-schools-south-tyrol-have-their-own-gnu/linux-distribution

        • Quanto scrivi dimostra che è possibile cambiare le cose quando c’è un minimo di volontà politica.
          Molto interessante anche il punto riguardo alla spesa non diminuita ma spostata dal pagamento delle licenze a una multinazionale estera al pagamento di personale italiano per produrre software libero.
          Peccato rimanga un’esperienza isolata…

          • PIano piano la cosa sta prendendo piede anche altrove 🙂 Magari non in forma di sistema come a Bolzano, ma piccoli passi ci sono, anche nelle tue zone 🙂 La volontà politica secondo me e’ successiva ma e’ anche naturale, molti colgono interessanti opportunita’ di questo tipo di iniziativa, su tutti i fronti. Basta forse presentarla nel modo giusto..

  8. Dividiamo gli aspetti: da un lato abbiamo gli insegnanti che, in moltissimi casi, non sono adeguatamente formati e aggiornati (in alcuni di questi casi, anche per pigrizia degli stessi insegnanti); dall’altro abbiamo una visione burocratica dell’informatica che si concentra sostanzialmente intorno a Windows/Word/Excel, visione che poi si ripropone nel mondo business con “programmi contabili” basati su tabelle excel e via discorrendo… tralasciando tutto il discorso del “magna-magna” intorno alle licenze di windows & co, l’insegnamento dell’informatica è veramente disarmante: non puoi insegnare ad usare un SINGOLO programma AD UNA SINGOLA VERSIONE del programma e chiamarla “informatizzazione di base” o simile, e dare pure il patentino per questo. Alzi il mouse chi ha visto impiegati sbattere la testa al muro perchè gli avevano cambiato la versione di Word e non sapevano più scrivere o trovare i menu. Alzi il mouse chi facendo assistenza tecnica ha ricevuto chiamate su chiamate di gente che non riusciva a navigare su internet CON IL MODEM SPENTO. Alzi il mouse chi si trova di fronte a domande simili e non sa rispondere perchè in vita sua col pc ci ha fatto cose “quasi-serie” e non cavolate. Bisognerebbe pensare ad insegnare non l’uso di un programma, ma le basi informatiche che permettano alle persone di capire che cosa hanno di fronte, a fornire gli strumenti di base nell’uso del computer e dei suoi programmi, qualsiasi sia il computer (specifichiamo: OS) o il programma… altrimenti ammaestriamo le scimmie, il senso del libro in questione è quello!

    Bisogna usare il cervello, non imparare a memoria una serie di istruzioni che non saranno più applicabili negli aggiornamenti successivi.

  9. Io insegno informatica alle medie… 3 media
    pochi giorni l’anno, giusto le informazioni base e sufficienti a preparare i ragazzi all’esame di stato.

    Prendiamo un mio vecchio PC, lo smontiamo, mettiamo le mani nell’hardware, poi passiamo a parlare di bootstrap e di come il software “parla” con l’hardware. Dopotutto hanno studiato il codice binario nelle lezioni di matematica, dopotutto hanno studiato un minimo di materiali e di fisica/elettromagnetismo, quindi si parla di semiconduttori e operazioni base ALU.

    Poi si affrontano i programmi più evoluti, io mostro tutto dal mio PC dove c’è installato linux. Il mio collega ha un mac.

    Si mostrano programmi per la manipolazione delle immaggini, poi si apre il file con un hexeditor per far comprendere cosa c’è scritto, giusto per dargli le basi e gli esempi classici di hacking dei videogame 🙂

    Gli mostri un video con ascii a colori. Questa corrisponde più o meno alla lezione sui file e cartelle 🙂

    Dopodiché passi all’unica cosa utile da insegnarli, il foglio elettronico.
    Su un word processor non c’è niente da dire, sì gli puoi insegnare tabulazioni e altre stronzate, di fatto imparano con gli occhi a quell’età, quindi qualsiasi cosa gli mostri imparano.

    A, una cosa importante, bisogna togliere i mouse in laboratorio, altrimenti non ottieni attenzione 🙂

    Poi si passa a fargli vedere la shell python con le operazioni matematiche base o inserendo delle equazioni con delle variabili a=2, b=5.

    Infine visto che alle medie hanno studiato i fattoriali e i numeri primi, gli fai vedere che puoi scrivere in 4 linee di codice un programma che tira fuori un risultato matematico.

    Lo scopo deve essere incuriosirli, mostrargli delle strade, loro imparano a una velocità che noi non riusciamo nemmeno a comprendere. Sono abituati a usare palmari e super telefonini quindi quello che per noi sono le basi, loro le hanno impastate geneticamente 🙂

      • Se si potesse insegnare (io ho ppure rpovato a proporre un paio di anni fa alla scuola di mio figlio di tenere delle lezoni (ovviamente gratuite) di informatica, affiancato al prof. Vi lascio immaginare la faccia del corpo docente e del preside. E si che volevo farli giochicchiare con Linux, e magari due righe con piglet e rabbit per far creare loro un rudimentale vidoegame (come dice giustamente il nostro grande ospite Marco, si devono appassionare e incuriosire).
        Mio figlio di suo usa Linux, Windows e Mac (quando gli faccio mettere le mani sul MacBookPro) senza problemi. E fa cose da smanettoncino, a 13 anni. Ma lui con il computer ci scanchera da quando e’ arrivato dalla Colombia (aveva 4 anni). I suoi compagni al massimo ci vanno su facebook.

  10. Macchie di leopardo

    Macchia scura:
    Nel Liceo Classico di mio figlio, (per fortuna, forse…), l’insegnamento dell’informatica se lo sognano.
    Mio figlio e i suoi compagni, per ringraziare, sono sovente impegnati a ripristinare il funzionamento dei PC nel laboratorio di lingue. Attività che, ovviamente, i professori non sarebbero assolutamente in grado di effettuare.

    Macchia chiara:
    Nella scuola primaria frequentata dalla figlia di uno dei miei soci, tutta la dotazione informatica è basata su FOSS. Nessuna traccia di software proprietario. Racconti epici dell’installlazione di driver linux in grado di permettere il funzionamento delle Lavagne Interattive Multimediali. Lascio alla vostra immaginazione cosa fosse contenuto nei CD-ROM allegati alle LIM stesse…
    Alcuni genitori stanno addirittura preparando il materiale per una serie di lezioni basate sulla tecnologia Arduino (a bambini di terza e quarta primaria…)

    P.S.: sono curioso di sapere cosa succederà il prossimo anno scolastico, dovendosi osservare, nelle scuole di ogni ordine e grado, la Circolare n.18, Prot. n.703, 09/02/2012 del Ministero dell’Istruzione…

  11. Non mi dilungo ma dico solo che quando ho insegnato a camminare a mia figlia non gli ho insegnato a camminare con la scarpa “XXY” ma semplicemente a camminare .
    Gradirei che a scuola insegnassero informatica e non l’uso di un solo sistema operativo ( con applicazioni connesse) a pagamento.
    In informatica ( come in molte materie tecniche) sapere a memoria dov’è nel menù la voce X (o la formuletta in matematica) è non è importante , averne capito il concetto (capito come ricavarsi la formuletta) è fondamentale invece , perchè la voce di menu la sappiamo cercare tutti.

    PS : fortunatamente mia figlia usa in modo ‘naturale’ Linux , Windows e (nonostante abbia avuto poche occasioni) Mac . Queste dovrebbero essere le nozioni base da insegnare , ovvero ad interagire naturalmente con la macchina (questo nelle medie inferiori) .
    Ma significherebbe avere una scuola con apertura mentale ……

    • Ah, ah! Hai ragione Roberto… Ma diciamo che, visto che si ritiene ci siano circa 680 milioni di giocatori di scacchi al mondo, con un trucco da pubblicitario, possiamo annoverarlo nel 10% dei giocatori più forti al mondo 🙂

      E poi, detto tra noi, visto che nei 5 kb c’è anche il disegno dei pezzi e della scacchiera, fosse anche in assoluto il più scarso, rimane un risultato assolutamente incredibile! 😉

  12. Ciao Marco, se per questo anche alle elementari si studia (cose più semplici naturalmente) il word processing con word, addirittura imparando a memoria le icone, il loro significato (e fino qui ci sta) ma anche la loro posizione e la versione (2003) …. Mi sembra veramente troppo.

    Risultato con un Mac a casa non si può studiare 🙁 ma soprattutto dico azz che un bel marketing di prodotto che parte da lontano, molto lontano.

    Bye andrea.

    • Andrea, sono così d’accordo che la trovo una cosa odiosa quanto spacciare droga davanti alle scuole.

      In fondo le similitudini sono molte…

  13. Mi associo pienamente: nella mia squola, per poter ottenere di usare sw libero, ho minacciato l’obiezione di coscienza al sw proprietario; poi a casa, mi sono visto arrivare mio figlio dala “lezione di informatica” alle elementari. e non ho potuto fare a meno di scrivere una “lettera aperta ad un maestro di informatica” ( http://groups.google.com/group/wii_libera_la_lavagna/browse_thread/thread/a9c747df34a7fa61/02bdec14f48586c3?lnk=gst&q=lettera#02bdec14f48586c3 ).
    Anche Monti (o full Monthy!?) – che sembrava promettere bene, per chi ricordava l’azione intrapresa nei confronti di M$ quand’era commissario europeo – ha preferito rifarsi sui pensionati e sui lavoratori, dimenticandosi dei danari pubblici che la PA sperpera ogni anno in licenze proprietarie (come del resto si è dimenticato degli F35).
    Dal nuovo ministro dell’istruzione, invece, di certo non c’è da attendersi granché, visto l’esordio sull’iPad in classe (arriveranno, gente, arriveranno!)
    Che possiamo fare nella scuola? Prossimamente c’è la questione dell’adozione dei libri di testo – e gli editori sono venuti alla carica con i loro gadget in “formato elettronico” che poi si traduce in “M$ o Mac OSX compatibile”. Forse sarebbe il caso di farci sentire!

    • Hai ragione, dovremmo farci sentire… Ma alla fine non si riesce mai a farlo per cui credo che la soluzione sia partire dal basso: iniziare dalle scuole dei nostri figli.

  14. Qualche ora di word per farli giocare con i grassetti va bene, un bel pò di roba su excell anche (tanto le funzioni non cambiano granché tra i vari fogli elettronici), power point neanche lo considero visto che è quasi come word, poi un pò di db elementare con access senza andare troppo nei dettagli (sempre per bimbi del biennio)..
    alla fine è questo che serve se il corso non è rivolto a qualche sezione sperimentale di liceo/tecnico che è dedicata all’informatica.
    Un pò di roba su immagini vettoriali e scalari con programmi annessi se si riesce ad aver la loro attenzione e altre cose del genere..

  15. Devi sapere che la maggior parte dei professori è gente che non ha mai lavorato (oppure che ci ha provato ed è subito scappata via). Quasi nessuno di quelli che insegnano nelle scuole ha mai fatto qualcosa di serio. È naturale che quegli insegnanti non hanno la minima idea di quello che dicono.

    Io mi trovo all’ultimo anno di liceo e di cose ne ho viste… ti dico questa, dovrebbe bastarti: la mia professoressa di chimica non utilizza il libro di testo in dotazione, ma usa un suo libricino pubblicato nel 1981. Ci sono delle discordanze enormi tra quello che dice il suo testo e il testo di noi studenti, tanto che ogni volta che prova a farci vedere come si risolve un esercizio, o non ce ne va in fuori oppure dice che il nostro libro sbaglia (sapessi quante “correzioni” che mi è toccato fare!).

    La cosa mi infastidice parecchio per due motivi: primo perché, come hai potuto constatare, i libri di testo si stanno adattando ai livelli dei professori; secondo perché certa gente ruba il posto di lavoro a persone molto più qualificate ed esperte.

    Nota: questa non vuole essere un iniettiva contro i professori (non tutti sono così, per fortuna). Era solo per dirti che, nel caso tu voglia andare fino in fondo alla faccenda, forse la colpa non va ricercata solo nelle case editrici, tutto qua.

  16. Che dire se non associarmi.
    purtroppo word excel sono utilizzati almeno in italia nel mondo lavorativo intensamente, nel mio ufficio un paio di anni fa (forse 3…) abbiamo tentato di introdurre openoffice, ma la non compatibilita’ completa lo ha reso inutilizzabile.
    Il mio prossimo computer provero’ a metterlo su con linux (ubuntu o opensuse e libreoffice o openoffice) ma dovro’ necessariamente metterci una macchina virtuale con il vecchio XP se voglio convivere con il resto dell’italia!

    Non credo che informatica ad un liceo debba necessariamente insegnare a programmare, ma a comprendere ed usare un computer. Trovo giusto quindi che si insegni ad usare un programma di scrittura e uno spreadsheet. e dato che se scrivi in un curriculum “word Excel e powrpoint” qualcuno ti caga, mentre se scrivi openoffice, molti chiedono “e che e’ ?” non trovo cosi’ sbagliato insegnarlo nelle scuole (purtroppo), anche se da un punto di vista didattico cio’ che impari dando i soldi a Bill Gate, lo puoi imparare gratis!

    Mio figlio ha 3 anni (chissa’ che trovera’ da grande!) penso che cerchero’ di introdurlo in entrambe i mondi. E quando mi chiedera un consiglio gli diro’ di scirvere MICROSOFT in neretto sul curriculum, ed il resto normale. Sempre se gli interessera’ trovare un lavoro.

  17. L’argomento è un po’ stagionato, ma se qualcuno volesse del materiale libero per prendere spunto e scrivere un testo, potrebbe partire da qui.

    bitbucket.org/zambu/pylabmat

    bitbucket.org/zambu/pygraph

    readthedocs.org/projects/pygraph/

    Ciao

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