Kafka mi fa una pippa

Premessa: in questo post non c’è nessuna esagerazione, è tutto vero.

Qualche giorno fa Antonio, un amico che vive in Canada, mi chiede il piacere di inviargli un certificato di nascita che, a quanto pare, ultimamente si può far emettere e ritirare in un ufficio postale col servizio Sportello Amico. Io nemmeno lo sapevo e Antonio mi dice che lo Sportello Amico più vicino è proprio nel mio paese, Azzate. Una volta ritirato il certificato glielo devo spedire tramite corriere perché gli serve riceverlo entro il 16 maggio per questioni riguardanti la cittadinanza canadese. Non c’è molto tempo per cui mi metto subito all’opera verificando con i vari spedizionieri cosa sia possibile fare. Dopo un tot di ricerche su internet e qualche telefonata mi convinco come i margini siano strettissimi e non ci sia da perdere nemmeno un giorno.

Conosco i miei polli e mi pare strano che l’ufficio postale di un paesino, tra l’altro rinomato tra noi cittadini per la squisita cortesia degli addetti che spesso ti spingono a fare chilometri in più pur di non vederli in faccia, abbia un servizio così avanzato. Torno su internet e solo dopo molti tentativi riesco a scoprire che lo Sportello Amico più vicino è in realtà a Varese. Ovviamente il giorno seguente, l’8 maggio, è San Vittore la festa patronale (il fatto che sia pastafariano e dei santi io me ne freghi non è rilevante) per cui niente Varese. Passo quindi al secondo in lista: Gallarate. Essendo notte fonda aggiorno Antonio sulla situazione e vado a nanna.

La mattina seguente di buon ora mi presento allo sportello di Gallarate e, dopo aver fatto la mia bella coda, vengo a scoprire che in realtà solo pochissimi Sportelli Amici hanno attivo questo servizio avanzato di rilascio certificati. La mia faccia convince l’addetto a chiamare il direttore che, molto gentilmente, mi fa avere la lista degli stessi: Brescia, Firenze, Perugia, Roma, Viterbo, Milano e qualche altro che adesso mi sfugge. Uscito dall’ufficio postale ho chiamato il servizio di informazioni telefonico delle poste per avere almeno la certezza di poter fare quello che mi serviva. Dal cellulare è però possibile fare solo un numero a pagamento. Lo faccio comunque e dopo alcuni minuti di attesa (chissà se gratis o meno) un messaggio registrato mi avvisa che il servizio di informazioni non è attivo. Torno in ufficio e provo col numero verde chiamando dal fisso. Altri 10 minuti di attesa. Un essere umano che risponde finalmente mi conferma che ci sono ben 4 sportelli a Milano dove posso far emettere e ritirare il certificato.

Non posso andare a Milano fino a giovedì 10 per cui avviso Antonio e cerco, trovandolo, uno spedizioniere che mi permetta di inviare tutto direttamente la mattina del 10 da Milano. Devo però fare il tutto entro le 12 e 15, ultima ora di pick-up della busta da inviare. Onde evitare altre sorprese, chiamo direttamente l’ufficio postale dove mi spiegano che sì, possono farlo, basta avere il codice fiscale della persona per cui si deve richiedere il certificato.

Arriva il giorno fatidico, giovedì. Mi alzo all’alba per prendere il treno in tempo per essere allo sportello il prima possibile. Alla stazione di partenza c’è solo la biglietteria automatica. Digito la destinazione, costo 5.15 €. Inserisco 5.20 €. Me li butta fuori e mi dice “Inserire meno denaro”. Leggo il video e un messaggio mi dice “Resto massimo 9.90 €”. A casa mia 5 centesimi sono meno di 9.90 €. Ok, si vede che la macchina non ha monetine da 5 centesimi. Salgo sul treno e faccio il biglietto, ovviamente senza sovrapprezzo, col controllore. Per far questo devi essere tu a cercare il controllore e a chiederlo, altrimenti sono circa 53 € di multa. L’ho scoperto qualche mese fa, ma questa è un’altra storia.

Arrivo una mezz’ora dopo l’apertura ed è già bello pieno. Prendo il biglietto e mentre aspetto mi rivolgo ad una addetta ad un servizio dove non c’era nessuno in coda per essere certo di aver preso il biglietto giusto (le opzioni erano tre e nessuna parlava di Sportello Amico o rilascio certificati).

Questo è il dialogo che segue tra me e la signora:

Io: “Buongiorno, devo richiedere un certificato di nascita, la fila P è quella giusta?”.
Lei: “Mi spiace non facciamo certificati”.
Io: “Ma come! Ho chiamato ieri!”.
Lei: “Mi spiace non abbiamo la linea”.
Io: “Ma io ho chiamato proprio questo ufficio e mi è stato detto che potevo richiederli!”.
Lei: “Mi spiace da due mesi non abbiamo la linea col comune”.
Io (con tono calmo ma alla Hannibal Lecter): “Ok, adesso lei mi dice con esattezza chi risponde al telefono in questo ufficio”.
Lei (leggermente intimidita): “Aspetti un attimo… ” – (poi a voce alta) – “.. Ma scusate è tornata la linea col comune?”.
Qualcuno degli altri addetti: “Sì!”.
Lei: “Ah, ok, allora la fila P va bene”.
Io: “Bene, grazie”.

Senza parole…

Va beh, mi metto quindi in attesa e dopo una mezz’oretta tocca a me. Mi avvicino all’addetta e le spiego velocemente il tutto. Lei mi da un modulo da compilare. Lo compilo. Torno allo sportello e la signora comincia a digitare pazientemente i dati sulla tastiera del suo terminale. Dopo un po’ esclama “Signore, mi dice codice fiscale non valido”. Io glielo rileggo facendo lo spelling. Lei lo ridigita. Nisba. Lei: “Mi scusi, ma risiede a Milano la persona?” Allora le dico “No, se deve avere la cittadinanza canadese e manda un amico a ritirare il certificato è assai probabile che risieda in Canada”. Lei: “Ah, giusto, ma dove è nato?”. Io: “A Roma”. Lei: “Ah, no, allora non si può fare!”. Io le dico paziente (ma con la voce di prima, quella di Hannibal): “Guardi, il vostro numero verde l’altro ieri mi ha detto che invece lo posso proprio fare”. Lei allora si accorge che uno dei dati della schermata è Regione e una delle voci è Lazio. Tutta fiduciosa sceglie Lazio, inserisce nuovamente tutto e… “Mi scusi ma mi da ERRORE GENERICO APPLICATIVO”. Io ho la faccia di uno che non ci crede. Lei gira il monitor. Io faccio una foto col cellulare e questa è la schermata dove in rosso sotto si vede il messaggio di errore.

Le faccio chiudere la finestra, riproviamo assieme poco per volta ma nisba, stesso errore… Chiedo alla signora se c’è un help desk per loro e lei mi dice che c’è ma non risponde mai e che sarebbe meglio provare ad andare direttamente in comune, alla sede dell’anagrafe in via Larga, perché “loro senz’altro sanno come fare”.

Esco sconsolato dall’ufficio postale e, prima di attraversare Milano a vuoto provo a chiamare il comune. Cerco col cellulare sul sito delle pagine bianche e non trovo nessuna sede in via Larga. Provo allora a chiamare i vari numeri, tutti dati come sede del comune di Milano:

  • 02-77031: Polizia locale di Milano
  • 02-5460475: Risponde un fax
  • 02-623631: “Attenzione, il numero selezionato è inesistente”
  • 02-89406082: “Pronto”, “Salve, è il comune?”, “No, è una scuola media, se vuole il comune deve fare il numero del centralino 02-88841”, “Grazie, buongiorno”
  • 02-88841: “Attenzione, il numero selezionato è inesistente”
  • 02-8841: “Attenzione, il numero selezionato è inesistente”
  • 02-888841: Risponde il tono di occupato.
  • 800212929: Suona a vuoto.

A questo punto cedo e, per la prima volta in vita mia e rinunciando a un proposito che mi ero fatto, chiamo l’892424. Un messaggio mi avvisa velocemente dei costi al secondo più il costo alla risposta e con 60 secondi minimo di risposta e, mentre sto facendo due conti di quanto mi costerà la telefonata, risponde una ragazza gentile che mi fa scoprire che il numero del centralino del comune di Milano è 02-0202. Bello. Facile. A saperlo…

Chiamo lo 02-0202 e chi mi risponde, dopo aver sentito la mia storia, è assolutamente certo che l’unica possibilità è andare a Roma di persona. Gli faccio notare che c’è un servizio Sportello Amico che blah blah blah. L’addetto a questo punto si fa più incerto, non conosceva il servizio e comunque mi garantisce che al comune di Milano possono rilasciare solo certificati per residenti o per persone che hanno risieduto in passato nel comune e chiude con “Provi a chiamare il comune di Roma”.

Mi faccio forza e azzardo uno 06-0606. C’azzecco! Risponde il comune di Roma. Spiego tutto per la decima volta e sì, c’è un modo: “Lei lo richiede per posta e nel giro di uno o due mesi glielo spediamo”. Rispiego per l’undicesima volta sottolineando però la parte in cui dico “mi serve entro oggi” e suggerisco “ma online non c’è modo?”. “Sì, certo, può autenticarsi al portale del comune e richiedere il tutto via web”. “Grazie, ci proverò!”.

Dopo un po’ di visite sul sito del comune di Roma scopro che l’unico modo per validarsi è essere residenti a Roma e avere un lettore di smartcard, ecc.

Rinuncio e, sconfitto, scrivo ad Antonio suggerendogli di rivolgersi a qualche sua conoscenza a Roma per provare a farsi mandare il certificato.

Mangio e poi vado con calma alla Stazione Garibaldi, il treno che dovrebbe portarmi a casa in 68 minuti (beh, sono ben 55 km di binari…) è in ritardo di 15 minuti. Arriva. Ci salgo sopra. Il ritardo cresce. A Busto Arsizio un messaggio ci avvisa che il treno interromperà la sua corsa a Gallarate. Scendo e aspetto il treno seguente. Arrivo a casa dopo circa tre ore e mezzo.

In fondo ci ho messo meno di quanto ci avrebbe messo il recordman dei 50 km di corsa marcia (il record dei 50 km di corsa è sulle 2 ore e 45 minuti 🙂 ).

Addendum

Antonio ha raccontato qui sotto il seguito della vicenda:

22 thoughts on “Kafka mi fa una pippa

  1. Abominevole. Ma perche’ non ci stanno pagando 250 euro nette l’ora per informatizzare come si deve il paese?

  2. I racconti delle tue peripezie sono sempre fantastici: quasi meglio di quello della neve..
    Tra un po’ potrai scriverci un libro… 🙂

  3. I lettori vorranno sapere come è andata a finire. La telenovela è purtroppo ancora in corso e siamo pericolosamente vicini alla data in cui avrò bisogno del certificato.

    Chiedo ad un altro amico, Simone, che vive a Roma se può ordinare il certificato online per me. Non ha la smartcard richiesta e a quanto pare tale richiesta è solo possibile per se stessi e membri della propria famiglia.

    Allora si reca alla posta presso il più vicino Sportello Nemico… ehm, Amico romano. L’agente delle poste prova a inserire il codice fiscale e riceve un errore. Riprovano dieci volte, ma nulla.

    Simone mi manda un messaggio dal suo iPhone per verificare che si tratti del codice fiscale corretto. Lo è. “Ma non possono fare la ricerca tramite nome e data di nascita?” chiedo incredulo. No, non c’è verso.

    Gli consigliano di andare in un altro ufficio postale. Simone prende la moto e va al secondo ufficio postale nel quale gli dicono che gli uffici postali non sono più collegati e non offrono più il servizio di certificati. Se si prova a usare il sistema, si otterrà un errore.

    In questo secondo ufficio postale gli consigliano di andare al comune, presumibilmente l’unico posto dove poterlo ottenere. Simone si reca al comune dove l’anagrafica era già chiusa alle 4 del pomeriggio.

    Una signora “vecchia, stronza, e acida” gli dice che il certificato non lo si fa al comune di Roma, ma al comune dove uno è residente. “Ma lui abita in Canada”. “E allora lo deve chiedere al suo comune in Canada”. (Ndr: Ovviamente al city hall locale non saprebbero nulla. Al massimo il consolato potrebbe fare qualcosa, ma è a 10 ore di macchina, 5 andata, 5 ritorno, e sono aperti tipo 2 ore al giorno. Inoltre le richieste via consolato hanno solitamente tempi piuttosto lunghi.)

    Simone mi fa notare che sul form che ha preso per la richiesta, dice testualmente “Nati a Roma, non residenti”. Cioè il mio caso. Simone proverà ancora domani quando l’ufficio sarà aperto.

    Staremo a vedere, ma sto perdendo la speranza. L’unica cosa che mi rende veramente felice è di avere degli Amici veramente degni di tale nome. Grazie infinitamente Marco e Simone.

    • adesso capisci perché sebbene io abiti in Francia da 7 anni mi sono sempre rifiutato di fare l’iscrizione all’AIRE e preferisco restare nell’illegalità

  4. Voglio sapere come va a finire, comunque manderei il tutto alle Iene, e’ l’unico modo x sensibilizzare la gente….

  5. Eh… Pensa che sono riuscito ad iscrivermi all’AIRE in appena un mese e mezzo… -.-”
    Scrivo un’email al consolato onorario di Leuven, mi dicono di stampare dei moduli, compilarli e portarli li. Il mercoledì successivo (5 giorni dopo) mi presento coi moduli e un baldo giovane mi dice “bene, ora scannerizzali e inviali a questo indirizzo email…” Mando, l’email mi torna indietro per casella piena. Vado sul sito dell’ufficio consolare di Bruxelles provo tutte le email che trovo, tutte piene fino a venerdì…
    Riprovo il lunedì successivo e riesco a inviare l’email. dopo circa 10 giorni non ricevendo risposta richiamo e dopo essermi preso la cazziata perché l’iscrizione è obbligatoria dopo 6 mesi la signora si informa e mi dice che la mia richiesta è stata inoltrata al comune il 16 di aprile… Al comune del mio paese non hanno ricevuto nulla salvo poi scoprire che l’indirizzo dell’email certificata nel database del ministero non è aggiornato e non esiste più. Mando mia madre a chiedere in comune la signora, grande amica dei miei nonni le dà l’indirizzo corretto. Richiamo in consolato e loro rimandano il tutto all’indirizzo corretto. Nel frattempo ci scappa la settimana del primo maggio e guarda caso la mamma dell’impiegata del comune è passata a miglior vita, poverina, condoglianze… 🙁
    Una settimana fa il mio comune inoltra la richiesta al ministero e finalmente oggi la mia posizione risulta regolarizzata. Io sono con la carta d’identità scaduta dal 4 aprile e lunedì ho appuntamento al consolato dove mi hanno già preannunciato che molto probabilmente, una volta consegnati i moduli riavrò la mia carta d’identità a luglio!!!!
    Meno male che da oggi ho quella belga, almeno posso tornare in Italia per le vacanze… però che schifo! Non sono forse questi gli sprechi della pubblica amministrazione? Il tempo di queste persone a noi ci costa doppio perché oltre al loro dobbiamo perdere anche il nostro! (mica gli uffici sono aperti fuori dall’orario d’ufficio, tranne quelli belgi che almeno un giorno alla settimana fanno orario dalle 16.00 alle 20 per permettere ai lavoratori di andare…)

  6. Caro Beri … siamo in Italia e i servizi al cittadino fanno veramente ridere. Ieri mi è accaduta una cosa analoga, relativa però al bollo della mia moto. Comprata usata nell’Ottobre del 2011, bollo scaduto nel Febbraio 2012 (avvisato mezzo posta dall’ACI che dovevo pagare) mi reco allo sportello.

    Punto 1: non risulta la moto nell’archivio della PROVINCIA di Varese. E no la moto è stata comprata Milano. Follia pura. Fatemi capire: non esiste un archivio UNICO nazionale, ma ogni provincia ha il suo? Ma siamo messi benissimo!

    Punto 2: risulto proprietario di questa moto dal 2007 (da quando è stata immatricolata); ora, se la moto non risulta nell’archivio, con quali informazioni puoi affermare che sono l’unico proprietario dal 2007?

    Alla fine devo tornare all’ACI con l’atto di vendita per pagare SOLO la mia quota.
    E’ una follia, vera e propria. Ma non gratuita :D.

  7. Dopo aver letto con raccapriccio la tua “giornata di ordinaria follia” sono giunto ad un paio di conclusioni:
    1- Kafka sarebbe il riferimento giusto solo se fosse il nickname del tuo pusher.
    2- Preferisco credere che non sia vero e che il racconto sia frutto unicamente della tua fantasia.
    Fantasia che – nella fattispecie – sarebbe da annoverare tra quelle “molto malate” pur trattandosi di un racconto dell’horror!
    Ma poi chi ci crede che hai tutto quel tempo libero da sperperare?
    Sei un mito 🙂

    • sorry “.. che tu abbia tutto quel tempo libero”

      Sono gli effetti della lettura….. comprendetemi 🙂

  8. Simone proverà ancora domani quando l’ufficio sarà aperto.

    Ecco la terza parte della storia.

    Simone arriva al comune VI alle 11.17 di mattina. Il sistema di numeri e ticket era fuori servizio perché rotto, per cui l’unico modo per comunicare con un impiegato del comune era mettersi in fila per lo sportello informazioni.

    SIMONE: “Salve, vorrei fare un certificato di nascita.”
    Sportello: “Non può, siamo chiusi.”
    SIMONE: “Come? Sono le 11.17, l’orario è 9.00-13.00.”
    Sportello: “Sì, ma quando c’è tanta gente chiudiamo prima.

    (Ndr: Questo deve essere il cosiddetto principio della conservazione dell’energia, applicato alla pubblica amministrazione.)

    Simone mi fa notare che c’erano tre persone dietro il bancone, solo per dire ad ogni persona che i servizi sono chiusi.

    SIMONE: “E quindi?”
    Sportello: “E quindi torni la prossima settimana.”

    Simone è determinato e non perde la pazienza come avrebbero fatto in molti. Nota che a Roma ci sono molti comuni, per cui prova con un altro.

    Arriva al secondo comune e prende il numero (105). Sono le 11.37 e aprivano alle 9.00. Sul pannello servono il numero 41. Simone si mette comodo e aspetta.

    Alle 13.30 esce col certificato di nascita in mano. Va a casa, fa una scansione e me la manda via email. Nel frattempo contatta Fedex e UPS, che garantiscono la consegna entro martedì sera (mi serve entro mercoledì mattina). Si va di Fedex.

    Staremo a vedere se il settore privato farà meglio della pubblica amministrazione e riuscirà a consegnare nei tempi garantiti. La busta contente il certificato di nascita parte in fondo comunque dall’Italia, per cui c’è sempre spazio per sorprese.

    Ma penso ottimisticamente che ce l’abbiamo fatta, grazie all’aiuto di due amici più unici che rari.

  9. quando scrivete un libro, fate un fischio che scrivo qualche capitolo su un grande scontro tra titani … la burocrazia argentina contro quella italiana 🙂
    vanno dalla richiesta di precedenti penali per il rilascio del passaporto di mia figlia quando aveva 6 giorni di vita, ai tre giudici togati che hanno dovuto esprimersi sul diritto o meno di mia figlia di avere riconosciuto anche in Italia il doppio cognome, ad un passaporto italiano ritirato all’eta’ di 83 anni ad una signora italianissima sopo perche’ nel 57 s’era sposata con un rumeno … e’ un mondo bellissimo

  10. Il legislatore italiano, in un raro empito d’intelligenza,reso edotto dello stato delle cose, nel 2000 promulgo la legge che permetteva l’autocertificazione di alcuni stati e qualità personali, fra cui i dati contenuti nel certificato di nascita.
    Sarebbe stato carino apprendere che nel ben più avanzato Canada tale facoltà fosse già riconosciuta (poi, mi rendo conto che in vicende così delicate come l’acquisizione della cittadinanza si voglia essere “sicuri” dello Stato di provenienza, etc.)

  11. Tsé.
    Lo scontro tra titani ve lo do io: burocrazia francese+italiana+guatemalteca.
    SE sopravvivo e:
    -non mi arrestano per una strage.
    -non impazzisco.
    Vi racconterò come è andata a finire.
    Per la cronaca: i consolati e le ambasciate italiane non possono richiedere questi documenti, per la legge sulla privacy. Ne ho contattate 3.

  12. sentire queste cose fa vomitare, io ho personalmente deciso di votare fuori dalla finestra a calci questa manica di cialtroni chiamati politici…se l’unico che parla la voce del popolo e’ un buffone come Grillo allora sia così’.

  13. Con la mia consueta eleganza, direi che tutti questi figuri che avete incontrato sono semplicemente dei pezzi di merda. E che prima o poi bisognerebbe metter loro le mani addosso.
    Tra un po’ dovrò trasferire la residenza a Roma: se fanno appena appena gli stronzi, apparirò sui giornali con il titolo “picchia un impiegato pubblico per un certificato: portato in trionfo al commissariato”

  14. Epilogo a lieto fine. Ho ricevuto il certificato di nascita questo pomeriggio via Fedex. Grazie ancora a Marco e Simone per il loro impegno e aiuto tempestivo. Vi devo sciroppo d’acero e pancake mix. 🙂

  15. Che avventura, devo ammettere che a tratti non riuscivo a trattenere le risate. Sono contento per il lieto fine!

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