Il castello di Kafka

In queste ultime settimane ho dovuto richiedere quattro passaporti per me e per la famiglia oltre che rifare la mia patente con annessa richiesta di rilascio di patente internazionale.
Ho fatto un calcolo approssimativo e, tra municipio, ufficio postale, questura, motorizzazione civile ho dovuto scrivere a mano il mio nome e il mio indirizzo circa quaranta (40) volte. Solo ventiquattro per gli otto bollettini postali che ho dovuto compilare e pagare (quattro per i passaporti e quattro per la patente).
Tralascio il numero di moduli pieni delle stesse informazioni, delle ore passate in coda, del tempo per recuperare le informazioni necessarie (per fortuna ho trovato sempre persone disponibili, anche se ho il sospetto che quando questo non accade spesso è colpa nostra).

Morale: viviamo in un paese medioevale. Saremo anche stati i primi a considerare valida la firma digitale, solo che poi invece di portare fino in fondo le nostre buone idee, ci impantaniamo nelle solite pastoie burocratiche.

Mi piacerebbe vivere in un paese dove tu giri con la carta di identità (magari che riconosce la tua impronta digitale) e con quella fai tutto: prelevi i soldi, fai un abbonamento ferroviario, carichi come servizio il bancomat per quella banca o la carta sconti per quel supermercato. E via dicendo.

Tutti questi servizi sarebbero replicati su un fantomatico server della pubblica amministrazione, così quando devi richiedere il passaporto fai tutto online, tanto la verifica tra carta di identità e persona la fanno già all’aeroporto i poliziotti.

Se smarrisci la carta di identità blocchi tutto in un colpo solo e in un colpo solo ne richiedi una nuova. Adesso se perdi o ti fregano il portafoglio paghi così tanto tempo e soldi in telefonate per bloccare tutto che quasi quasi ti conviene non fare nulla, sperando nel buon cuore del ladro.

Ok, ci sono tante altre cose che in Italia dovrebbero cambiare e migliorare, ma questo è il solito benaltrismo che oggi mi fa un baffo.

6 thoughts on “Il castello di Kafka

  1. Mi sono occupato recentemente delle pratiche per un portafoglio smarrito: devo dire che rispetto a pochi anni fa le cose sono molto migliorate.
    I Carabinieri hanno inoltrato loro la domanda per la patente alla motorizzazione, che e’ arrivata a casa (ok, non c’era nessuno al momento della consegna, ho dovuto andare in posta a ritirarla…)
    La Carta di Credito e’ arrivata a casa in 5 giorni dopo il blocco telefonico
    Il Bancomat e’ stato disponibile in banca dopo una settimana
    La Carta di Identità (elettronica) è stata fatta al momento con tanto di foto
    Varie altre tessere sconto sono state attivate al volo con trasferimento dei punti.
    Unica rogna la tessera sanitaria… Il sito web per richiederla non e’ attivo e via telefono non funziona… Ad un amico che l’anno scorso l’aveva richiesta via web senza alcuna risposta avevano detto “Ah, ma lei pensa che qualcuno di noi guardi il sito?”

    Concludendo: quello che auspichi e’ il paradiso, ma sullo smarrimento le cose sono davvero migliorate, gia’ il fatto che sia un purgatorio e non un inferno per l’Italia è una cosa eccezionale. Mi rendo conto che mi sto accontentando ma sono anche cosciente di dove vivo… Mica siamo in Svezia!

    La tessera unica pero’ mi preoccupa un poco: penso ai rischi di clonazione e di furti di identità, soprattutto in un Paese come l’Italia dove la coscienza tecnologica e’ disastrosa

    PS Ma perchè la patente internazionale? Ora e’ necessaria? Io ho sempre usato la mia preistorica e ridicola patente rosa e anche negli USA non hanno mai avuto da ridire

  2. @Dave Bowman: la tessera unica ti spaventa? Perché mai? Ora hai 10 cose e devi sperare che tutte siano sicure. Con una cosa sola, per di più condivisa da tutti, sarebbe molto più semplice gestire la sicurezza. Per esempio basterebbe che le informazioni fossero sempre verificate server side oppure che venisse sempre controllata l’impronta digitale durante l’uso. Insomma, io vedo molti più vantaggi che svantaggi rispetto ad avere una miriade di point of failure.
    Per la patente internazionale, non so per certo se è necessaria, anzi, probabile di no, ma alla motorizzazione civile, una volta visto lo stato della mia patente rosa (26 anni di onorata carriera), mi hanno consigliato di rifarla e, già che c’ero, fare anche quella internazionale. So I did.

  3. Tanto tempo fa mio padre ha dovuto minacciare di denuncia un funzionario della provincia di varese che non voleva accettare un’autocertificazione, sebbene la legge fosse chiarissima in proposito.
    Il problema della semplificazione della burocrazia è che toglierebbe un pochino di potere a tante meschine persone che, senza, non riuscirebbero a riempirsi la vita.
    Sono le medesime persone che poi fanno odiare tutta la categoria degli impiegati amministrativi; così come alcuni vigili, che pensano di essere Giulio Cesare appena hanno in bocca il fischietto, fanno odiare tutti i loro colleghi a prescindere.
    In un paese come l’Italia, dove le persone non si sentono cittadini di una nazione ma al limite sudditi di uno Stato vessatore, indipendentemente da quanto ciò corrisponda alla realtà, ognuno difende la sua posizione. E allora i “lei non sa chi sono io” si sprecano, ovviamente senza un motivo che non sia il voler ringhiare per difendere il territorio.

  4. Marco,
    sul piano tecnico ovviamente condivido ed auspico una tessera unica.
    Ma un server unico e gestito dallo Stato che fa da autenticatore per ogni operazione bancaria, medica, commerciale diventa per forze di cose pericolosissimo dal punto di vista della sicurezza. E chi controlla il controllore?
    Per non parlare dei rischi legati all’inaccessibilità del server per un qualunque problema di linea o hardware.
    Ma poi, tu useresti un unico account centralizzato per accedere a qualunque servizio su Internet? Considera il Microsoft Passport: ti fideresti dell’autenticazione fornita da quello per ogni servizio Internet al mondo?
    Cosi’, a naso, io preferisco, se perdo il bancomat, preoccuparmi solo delle conseguenze sulla banca e non di tutto il resto

    Ovviamente poi dovremmo discutere di soluzioni pratiche e non teoriche: cosi’ è pure accademia. Non dico che sia una cattiva idea, solo sono scettico sulla sicurezza dell’implementazione: almeno allo stato attuale della security informatica

  5. il problema infatti è negli impiegati pubblici, sono troppi, costano troppo e sono anche in troppi quegli ignoranti, generalmente in proporzione allo stipendiosicurofinemese che percepiscono.

  6. Sono un appassionato lettore di Kafka. Leggendo il tuo post mi è tornato in mente di avere trascritto in un mio quadernetto, tre anni fa circa, una “ipotesi”: visto che quando chiedo un prestito i miei dati personali sono gestiti, spesso a mia insaputa, da banche dati alle quali puoi poi accedere solo pagando… e spesso senza nemmeno il potere di far correggere dati errati, perché non facciamo al contrario?

    Appunto come intuisci tu, centralizziamo i dati in un server sicuro “ministeriale” ma permettiamo al cittadino di accedervi e poterli eventualmente aggiornare o essere lui (il cittadino) aggiornato in tempo reale, via email su chi ha consultato tali dati e perche’…

    Sono sicuro che si verrebbero a sapere tante cose interessanti e tanti accessi “illeciti” da parte di uomini politici che candidandosi alle elezioni non si sa come mai, sanno sempre dove abitano e si ricordano di te scrivendoti la solita zozza lettera di promesse… di finanziarie che non cancellano informazioni oramai obsolete (io ho scoperto di avere in carico ancora una carta prepagata accesa 14 anni fa), di impiegati pubblici piu’ o meno “non” autorizzati a farsi i cazzi miei e via discorrendo.

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