Non sono Marco Berry delle iene!

Ogni tanto mi capita, sopratutto nei luoghi affollati, di essere osservato. Giusto il tempo per il mio ego di gonfiarsi un pelino, quando mi ricordo che assomiglio a Marco Berry delle iene…

Questa simpatica vicenda mi perseguita da tempo.

Nel 2007 mi fotografarono con tanto di commento ironico:

L’avevamo scambiato tutti per Berry delle Iene. Si è rivelato un sosia. Parlando mi ha mostrato la sua carta d’identità (che ha in mano) e mi ha rivelato di chiamarsi Marco Beri. Oltre la beffa…

Ma “oltre la beffa” cosa?!? Se ribecco il tizio gliene dico quattro 🙂

Quest’anno (il 2010 per i posteri) ho ricevuto questo messaggio su Facciabuco (mi ero tolto ma alla fine ricevevo così tanti messaggi che mi chiedevano come mai non c’ero che ci sono tornato disattivando tutte le notifiche: si fa prima e da meno fastidio):

Visto che coi piedi dici di essere negato, noi ti crediamo sulla parola e sui piedi . Se vuoi venire a farti due partite a calciobalilla e nel frattempo salutare spaghettata , ti aspettiamo il giovedi dopo le 21 al Sanremo ’72 , i campi di calcio di fronte alle Gru. Non ti preoccupare per il Toro che neanche quest’anno saliamo , così non ci tocca subire ulteriori umiliazioni. Guarda che l’invito vale per tutti i Giovedi noi siamo li che smaltiamo il dopo partita. Saluti da Paquale.
P.S. Ti allego foto di Costa Rei , mica male col cappellino

E segue questa foto:

Ironia della sorte vuole che io sia stato a Costa Rei diverse volte in vacanza e che conosca la seconda persona da sinistra: Mauro del ristorante Chaplin.

Comunque, alla mia solita risposta “guarda che non sono Marco Berry delle iene”, ho ricevuto questa replica:

Cavolo scusa per lo sbaglio, ma dire che siete proprio uguali è banale. Però se ti fa piacere l’invito di venire a trovarci vale anche per te, mi dimenticavo di dirti che siamo a Torino. Se poi sei anche capace di tirar due calci al pallone contattami almeno fai tutta la serata con noi. Scusa per l’equivoco e buona giornata.

Peccato che erano di Torino, altrimenti una spaghettata la scroccavo volentieri 🙂

Ultima nota di colore: mi sa che Marco Berry (nato nel 1963) è bassino mentre io (nato nel 1964) sono un metro e novantaquattro.

Illusioni ottiche che ci mostrano come siamo

Oramai i video del TED sono diventati compagni fissi del mio tempo libero.

L’altro ieri sera stavo guardando questo video di Beau Lotto, quando queste due illusioni ottiche mi hanno lasciato stupefatto.

Nella prima potete osservare i due quadratini centrali delle due facce. Quello sopra sembra marrone e quello anteriore appare arancione. Ebbene, sono uguali!

In questa che segue, assolutamente incredibile, ho dovuto usare un programma di grafica per convincermi.

Guardate le facce superiori dei due cubi. In particolare i quattro quadratini blu del cubo di sinistra e i sette quadratini gialli del cubo di destra. Li avete trovati? Ok, sono esattamente dello stesso colore: un insignificante grigio!

Ah, io ho usato Gimp, voi usate quello che vi pare 🙂

Hellzapoppin

Ecco un divertente scambio di email che ho avuto oggi con una sconosciuta Patrizia:

Ciao marco ho visto che è arrivata anche a te l’email di trieste.. che fate venite ? io e eros pensavamo di si …dai venite anche voi…si fanno dei bei cappelli

Scusa? Sei sicura che io sia il Marco che conosci?

No in effetti …solo che c’era scritto circo ciccioli….

Ah, adesso ho capito tutto.

Purtroppo non potrò mai sapere quale misterioso segreto si nasconda dietro a tutto questo… 😀

La statistica raccontata come una partita di calcio


Provate a guardare questo video. Parte piano ma poi cresce alla grande (ci sono i sottotitoli in 38 lingue, italiano compreso). Alla fine non ho resistito e ho guardato tutte le sei presentazioni TED di Hans Rosling.

Per me questo tizio è un genio e ha completamente stravolto le mie credenze (perché di questo si tratta) su come funziona il mondo al giorno d’oggi.

E poi, se è piaciuto anche a voi, visitate anche questo sito: la cosa divertente è che il software e i dati sono liberi e gratuitamente scaricabili.

Bellissimo.

Chi decide dei salari dei governanti?

Seguendo un flusso di link che è partito nemmeno ricordo da dove e, passando per Franklin D. Roosevelt, è finito al XXXVII emendamento della Costituzione americana, ho scoperto che quest’ultimo dice:

No law, varying the compensation for the services of the Senators and Representatives, shall take effect, until an election of Representatives shall have intervened.

In pratica il Congresso non può decidere del proprio stipendio ma solo dei rappresentanti della successiva elezione.

Da Wikipedia:

The Twenty-seventh Amendment provides that any change in Congressional salaries may only take effect after the beginning of the next term of office for Representatives. Sometimes called the “Congressional Compensation Amendment of 1789”, the “Congressional Pay Amendment”, and the “Madison Amendment”, it was intended to serve as a restraint on the power of Congress to set its own salary—an obvious potential for conflict of interest.

La trovo un’idea geniale quanto efficace. Sarebbe bello fosse proposta da qualcuno anche in Italia.

C’è da dire che negli USA fu proposto nel 1789 e approvato solo nel 1992. Se qualcuno lo proponesse adesso al parlamento italiano, sarebbe un discreto successo approvarlo tra soli 203 anni, nel 2213… 🙂

Moschee

Se vi va, leggete questi due articoletti e trovate le differenze tra USA e Italia. Io qualcuna ne ho trovata…

Il Dio d’America (17 agosto 2010)
La moschea a Milano? (19 agosto 2010)

A futura memoria, nel caso i link non siano più validi, faccio un piccolo riassuntino.

Il Dio d’America

… Barack Obama, presidente di quel Paese, ha detto sì alla richiesta di un gruppo islamico che intende costruire una moschea nell’area di New York detta “Ground Zero”

… Il libro “Profili nel coraggio” era l’elogio dei pochi grandi leader della storia capaci di decisioni non volute dai cittadini, però necessarie e giuste. Oggi Barak Obama si è aggiunto alla breve lista di eroi della politica compilata da Kennedy. L’imprudenza politica di Obama è grande. È il rischio di perdere il favore che finora l’ha sostenuto. Ma con lui l’America fa un altro passo avanti nella Storia.

La moschea a Milano

… In effetti tutti in Comune sanno da anni del progetto in stallo per la nuova moschea a Cascina Gobba, un piano da un milione e 400mila euro di investimenti totalmente autofinanziati dalla comunità islamica più affidabile e conosciuta a Milano, che da sempre, non avendo locali idonei alla preghiera, è costretta a dirottare i fedeli sulle palestre di via Iseo e via Cambini. L’Ambrogino d’oro Mahomoud ha scelto la linea “legalitaria” e attende fiducioso che la trattativa col Comune si sblocchi.

Avete notato anche voi, qualche piccola differenza?

N(on)intendo

Ho comprato la Nintendo Wii esattamente tre anni fa.
Non mi sono mai pentito dell’acquisto e ricordo ancora la fatica che feci a convincere i miei figli che era sicuramente meglio di tutte le PS{1,2,3} e le Xbox dei loro amici. Fatica che si tramutò in soddisfazione quando dopo pochi giorni, giocando ad un gioco della Xbox a casa dei cugini, li sentii dire “ma che palle, non ci si muove nemmeno…”.

In questi tre anni la console non ci ha dato un solo problema e, d’altronde, i miei figli si sono sempre rifiutati di craccarla (devo dire in maniera abbastanza lungimirante, come vedremo più avanti). In questo modo, inoltre, si sono goduti fino alla fine i 25 giochi originali che si sono fatti regalare in questi anni (vedi foto qui sopra).

Qualche mese fa Bucci, un mio collega, mi dice che hanno trovato il modo di far girare giochi copiati senza bisogno di aprire la console. Io sono nell’animo un hacker (che è ben diverso da cracker) per cui ho voluto subito verificare la cosa. In effetti, con una chiavetta USB, qualche file scaricato dal web e un po’ di attenzione nel seguire le istruzioni, sono riuscito a installare il famigerato canale Homebrew che permette di usare copie non originali o giochi non nati per la Wii. Il primo e unico che ho provato a far girare è stato il grandissimo Quake, che mi ha riportato indietro di quasi 15 anni… Soddisfatta la mia curiosità, mi sono poi completamente dimenticato del canale Homebrew e i ragazzi hanno continuato a chiedere in regalo giochi originali.

A giugno, Federico riceve in regalo Metroid Trilogy, uno dei primi giochi su dvd dual-layer. La Wii però non lo riconosce e, diligentemente, vado a farmelo cambiare. Torno con la copia nuova e, accidenti, il problema rimane. Una rapida ricerca su web mi mostra che è un problema riconosciuto dalla Nintendo, che si offre di riparare gratuitamente le Wii che ne soffrono.

Apro la mia bella richiesta di riparazione sul sito Nintendo Italia e ricevo le istruzioni su come spedire gratuitamente via TNT point la Wii (per pura fortuna ne ho uno proprio a 100 metri dall’ufficio). Con la Wii già imballata mi torna in mente l’Homebrew channel, ma un pizzico di pigrizia e la certezza di essere fondamentalmente nel giusto, mi spinge a spedire il pacco senza riaprirlo e cancellare il canale.

Dopo qualche giorno ricevo un preventivo, assurdo, di 174 € (in quei giorni era in vendita la Wii nera a Media World per 149 €). Contatto la gentile sig.ra Luciana, mittente del preventivo, chiedendole motivo di tale richiesta.

Al che ricevo questa risposta:

Gentile cliente,
il motivo del preventivo è che nella console da lei inviata è installato l’HomeBrew Channel.
Come indicato nel manuale della console, la garanzia non copre il Prodotto qualora sia  stato aperto, modificato o riparato da soggetti diversi da Nintendo, e l’installazione dell’HomeBrew Channel è considerata come una modifica della console.

Essendo la console stata modificata, Nintendo non è in grado di intervenire sulla console stessa, in quanto non conosce l’effetto che la modifica ha avuto sul prodotto.
Tuttavia, le proponiamo di sostituirle la console al prezzo di 174 € (iva e trasporto inclusi), come indicato nel preventivo già inviatole.

Allibito, rispondo così:

Gentile signora Luciana,
come credo lei sappia, l’installazione di un software non costituisce modifica tant’è vero che potrei farmi rinviare la Wii, cancellare il software, rinviarvela e nessuna persona al mondo potrebbe dimostrare che è stata aperta, riparata e/o modificata (chieda pure ai suoi tecnici).
Onde evitare questa perdita di tempo inutile, le chiedo la cortesia di ripararla senza farmela rinviare, cancellare un software e rispedire per una seconda volta.
Inoltre potrebbe, per cortesia, farmi leggere il punto dell’EULA in cui Nintendo considera modifica l’installazione di un software senza apertura/riparazione/modifica fisica della Wii?
Cordiali saluti.
Marco Beri.

La signora Luciana mi risponde:

Gentile cliente,
come indicato nel manuale di istruzioni “Installazione” della console, la garanzia non copre “il Prodotto qualora sia stato aperto, modificato o riparato da soggetti diversi da Nintendo”, e le confermiamo che Nintendo considera l’installazione dell’HomeBrew Channel una modifica non autorizzata della console. Essendo la console stata modificata, Nintendo non è in grado di intervenire sulla console stessa, in quanto non conosce l’effetto che la modifica ha avuto sul prodotto. Tuttavia, le proponiamo di sostituirle la console al prezzo di 174 € (iva e trasporto inclusi), come indicato nel preventivo già inviatole. Le ricordiamo che, nel caso non volesse accettare il preventivo, le restituiremo la console nelle medesime condizioni in cui l’abbiamo ricevuta.
Cordiali saluti.

Quasi nello stesso momento ricevo anche un fax in cui mi si chiede se accetto o meno il preventivo.
A questo punto mi viene il dubbio che la signora Luciana sia un programma e non una persona e chiudo il dialogo:

Sig.ra Luciana,
ho già risposto via fax che non accetto il preventivo.
Distinti e distaccati saluti.
Marco Beri.

Dopo due giorni ricevo la Wii, cancello il canale Homebrew, la collego a internet, effettuo un aggiornamento del firmware, regalo la console e il gioco Metroid Trilogy al mio collega Bucci, spiegandogli quello che deve fare, se vuole sistemarla. Lui lo fa, spedisce la (adesso sua) Wii assieme al gioco alla Nintendo, che prontamente gliela ripara a rispedisce.

Tutto gratuitamente.

Quando gli ritorna riparata, lo guardo con occhi imploranti e lui, che è un brav’uomo, me la ri-regala.

Risultato finale: Nintendo 0 – Taifu 1.

L’infinito a portata di mano

Visto che hanno appena trovato (forse) un neutrino e mio figlio Alessandro ha passato indenne anche la seconda liceo scientifico (con voti in matematica che spaziano dal 3 e mezzo all’8 e mezzo, la professoressa gli ha detto “Beri, non ci facciamo mancare nessuna emozione, eh?”), mi è tornata in mente questa bella intervista a Camilleri che lessi su un numero di Le Scienze del 2007.

L’infinito a portata di mano.
di Andrea Camilleri

Con grandissimo dispiacere di mio padre, che era fisico-matematico, arrivai alla terza liceo che ancora non sapevo memorizzare le tabelline. Figuratevi se potevo affrontare la trigonometria o la fisica! La mia professoressa, rendendosi conto che ero assolutamente negato, fece con me un patto: mi avrebbe dato la promozione col sei se in tutte le altre materie scolastiche avessi avuto almeno sette. Rispettai il patto e lei lo rispettò. Fortunatamente non dovetti sostenere il terribile esame di maturità perché, nell’aprile del 1943, gli eserciti alleati erano alle porte della Sicilia, sentivamo il rombo delle cannonate su Lampedusa, e quindi fummo giudicati per scrutinio. Venni promosso e da lì a due mesi, chiamato alle armi con un anno d’anticipo, mentre gli alleati sbarcavano, sostenni il mio vero esame di maturità alla vita. Devo confessare che, col trascorrere degli anni, ho sempre più rimpianto di non essere mai riuscito a capire nulla di matematica e fisica. Ho persino tentato di leggere libri divulgativi che anche un bambino di sette anni riusciva a comprendere, niente da fare. Con l’età, ho cominciato a giudicare questa mia incapacità come una vera e propria menomazione connaturata, una malformazione di nascita, un brutto handicap che m’impediva una più ampia comprensione del mondo. La discreta conoscenza letteraria della quale sono in possesso riesce infatti solo a spiegarmi, in parte, i comportamenti umani, i loro complessi rapporti con gli altri e con la società, ma non riesce minimamente a illuminarmi su elementari fenomeni quotidiani come il sole, l’aria, la luce, la terra, il fuoco. Sono insomma un rappresentante mezzo cieco di una delle due culture, per parafrasare un titolo di Snow, che anela ormai invano a conoscere un minimo, un qualcosa, dell’altra cultura perché pensa che ne uscirebbe enormemente arricchito. Così, per rifarmi, assiduamente leggo le pagine scientifiche dei giornali e, per quel poco che riesco a capirci, m’entusiamo ad ogni nuova scoperta, a ogni nuova avventura scientifica. Sono come un tifoso che esulta a bordo campo ma non saprebbe calciare un pallone. Perciò la prima volta accolsi con entusiasmo l’invito a visitare i laboratori del Gran Sasso. Ci entrai, lo confesso, con un certo batticuore che si accentuò non appena mi resi conto della vastità incredibile di quei laboratori sotterranei. La prima impressione che ne ebbi fu quella di vedere tre enormi cattedrali viventi messe l’una accanto all’altra. Io, che non sono credente, ne ebbi come un senso di religiosità laica. Tanto che, fumatore accanito come sono, spontaneamente, per rispetto, mi passò la voglia d’infilarmi una sigaretta in bocca, non avevo bisogno d’obbedire ai grandi cartelli sui quali c’era scritto ch’era vietato fumare. Mentre mi parlavano delle ricerche in corso, tra le quali una che avrebbe spedito dei neutrini da Ginevra, io mi incantavo dietro agli stupendi nomi coi quali venivano designate le varie ricerche, nomi certamente attinenti alle diverse specificità, ma che mi aprivano la fantasia, me la liberavano, mi trasformavano le grandi apparecchiature in immense suggestioni in grado di trasportarmi in un fantastico viaggio verso il Sole e le stelle, assai più che delle comuni astronavi. Da lì a poco mi trovai commosso fino alle lacrime. Fu quando mi venne spiegata l’importanza fondamentale di una certa quantità di piombo ritrovata in una nave romana affondata oltre duemila anni fa: quell’antico piombo aveva permesso di studiare meglio i neutrini. In quel momento compresi che dentro quel laboratorio era il tempo stesso a concretizzarsi, a rappresentarsi interamente nel suo passato, nel suo presente e nel suo futuro.

Ci sono tornato una seconda volta, mi hanno fatto vedere la gigantesca apparecchiatura per la ricerca dei neutrini ormai in pieno corso, ancora una volta non ho avuto nessuna voglia di fumare. Mi sono ripromesso di tornarci almeno una terza volta. Perché? Perché mai come lì, sottoterra, in un ambiente chiuso, ho provato la sensazione vertiginosa di avere l’infinito a portata di mano.

Tafazzi terrore degli spazi

Senza scendere in ardite analisi politiche, ma c’è davvero da essere così contenti di avere come consiglieri regionali il figlio di Bossi, bocciato due (o tre?) volte alla maturità, e l’igienista dentale di Berlusconi?

Mah…

Siamo tutti un po’ Tafazzi.

6 settembre 2006

Visto il discreto successo del pezzo sulla neve, replico con una altrettanto spassosa vicenda di qualche anno fa. Ne ho diverse di storie del genere in “saccoccia”… 🙂

 

7 settembre, 2006

 

 

Ieri ero a Torino tutto il giorno. Avevo, tra l’altro, una riunione fissata per le 17 e quindi già mi immaginavo l’orario di ritorno. Per fortuna tutti erano presenti già alle 16 e 30 per cui abbiamo iniziato prima e alle 17 e 45 tutto era già finito. “Che fortuna,” – ho pensato – “stasera non torno tardi”. Mi incammino verso l’auto ed ecco la sfiga: la ruota posteriore sinistra è bucata. Va beh, guardo la ruota per qualche secondo nella speranza che tutto si sistemi da solo ma niente da fare… rimane sgonfia.

Realizzo che devo cambiarla. Allora comincio la prima avventura: alla ricerca della gomma! Bagagliaio: niente. Cofano: niente. Pianale del bagagliaio: niente. Alla fine mi getto a terra piangendo e la vedo: appesa sotto l’auto… evviva!

Seconda avventura: alla ricerca di come si stacca la ruota! Provo a toccare le viti, i ganci, i ferri che la tengono su ma non ottengo niente, anzi no, qualcosa ottengo: sporco i pantaloni, la maglietta e mi riempio di polvere nera fino ai gomiti. Alla fine cedo e prendo il libretto delle istruzioni e leggo: “per sbloccare la gomma svitare la vite situata nel bagagliaio sotto il tappetino usando la chiave che troverete nell’attrezzatura”.

Terza avventura: alla ricerca dell’attrezzatura! Dov’è l’attrezzattura? Altro paragrafo: “l’attrezzatura è situata nel vano portaoggetti nel pianale dietro il sedile anteriore destro”. Guardo dietro il sedile e non trovo una mazza… oh cazzo… cerco negli altri sedili, magari avranno stampato male… niente. Allora riprendo il paragrafo e leggo parola per parola e mi fermo su “pianale”. Il pianale da che mondo e mondo è in basso. Provo ad alzare il tappetino dietro al sedile anteriore destro e, magia!, c’è una botola. La apro: ecco l’attrezzatura!

Quarta avventura: allo svitamento della vite! La vite è una cazzo di vite lunga venti centimetri che va svitata fino in fondo con la chiave perché a mano non si riesce. Che bello! Otto minuti di sana ginnastica e alla fine sento un clang della ruota che cade.

Quinta avventura: all’innalzamento dell’auto! A questo punto, preso da furore mistico, decido che è ora di finire tutto in pochi minuti perché ne ho avuto abbastanza. Metto la zeppa davanti alla ruota posteriore destra. Metto la retro e tiro il freno a mano. Tolgo il copricerchione. Smollo i bulloni. Metto il cric e inizio ad alzare l’auto. Dopo poco mi accorgo che l’asfalto (complici i 29 gradi) sta cedendo e la macchina non mi sembra troppo stabile. Interrompo l’innalzamento e inizio la discesa per rifarla dopo aver messo un asse o qualcosa di solido sotto il cric. A metà discesa si spacca la manovella del cric e mi abrado due dita sull’asfalto. Guardo il cric rotto nella speranza di svegliarmi da un sogno ma niente… rimane rotto… sono oramai le sei e trenta passate… sono a Torino con la macchina sollevata e il cric incastrato sotto di essa. Potrebbe andare peggio? Certo! Si mette a diluviare… al che comincio a ridere come un folle sudato fradicio come una vacca, sporco come un maiale, con due dita sanguinanti…

Mi guardo in giro e a distanza di trenta metri vedo una carrozzeria. Vado dentro e chiedo piangente un cric che mi viene prontamente dato da un ragazzo impietosito che viene con me. Il santo alza l’auto e io, in un minuto termino la sostituzione. Do dieci euro al tizio che mi fa anche lavare le mani.

Butto dentro tutto nel bagagliaio e ritorno a casa. Totale: 50 minuti per cambiare una gomma di cui 5 di sostituzione vera e propria e 45 di sfiga allo stato puro…

Che bella giornata di sport… 🙂